Cristini, stop ai domiciliari
Vietati gli incarichi pubblici

Inchiesta sulla Fiera: il gip accoglie le richieste della Procura e lo libera. «In Promoberg c’è un altro presidente, venute meno le esigenze cautelari».

Il gip Federica Gaudino ha revocato gli arresti domiciliari che il 3 luglio scorso, quand’era scoppiata la bufera giudiziaria sulla Fiera di Bergamo, aveva applicato a Stefano Cristini, 54 anni, allora direttore tecnico di Promoberg, la società che gestisce l’ente a partecipazione pubblica, accusato di peculato. Il giudice ha accolto la richiesta dei pm Silvia Marchina ed Emanuele Marchisio, che invocavano la sostituzione della misura con quella della «sospensione da ogni ufficio o servizio o, in subordine, da ogni incarico presso l’ente Fiera di Bergamo-Promoberg, per la durata di anni uno».

E così, ora, Cristini si ritrova libero, ma impedito per un anno a ricoprire cariche o incarichi in «ogni ufficio o servizio pubblico». Questo, scrive il gip Gaudino, «considerato che trattasi della prima esperienza detentiva e che nelle more veniva nominato un nuovo presidente del consiglio di amministrazione dell’Ente Fiera di Bergamo-Promoberg, dottor Fabio Sannino, che quale legale rappresentante, il 3 ottobre 2019, presentava denuncia per i fatti in esame». E rilevato pure che, conclude il giudice, «i due esposti elementi (la prima esperienza detentiva di Cristini e la nomina di Sannino, ndr) possano far ritenere scemate le esigenze poste a fondamento dell’originaria misura».

Tutto ciò, mentre si attende che la Cassazione depositi le motivazioni del pronunciamento con cui ha annullato con rinvio alla Corte d’appello l’ordinanza attraverso la quale il tribunale del Riesame aveva confermato gli arresti domiciliari all’ex direttore generale.

Gli avvocati difensori Federico Cecconi e Nicolò Velati erano ricorsi prima al Riesame e poi alla Corte suprema contestando in particolar modo la qualificazione giuridica del reato e chiedendo ai giudici di verificare pure l’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Secondo i legali il reato ipotizzabile non è il peculato, ma l’appropriazione indebita, in quanto Promoberg «viene considerato come ente pubblico pur essendo un ente privato, costituito da privati cittadini, che si autofinanzia. La stessa attività fieristica per legge è privatistica». Ragion per cui Cristini non è da considerare come pubblico ufficiale.

La Cassazione ha accolto in parte (ma quale non si saprà sino al deposito delle motivazioni) il ricorso della difesa. Per ora l’annullamento con rinvio deciso dagli «ermellini» romani può essere solo interpretato. Se, però, i domiciliari a Cristini non sono stati revocati con il pronunciamento della Corte suprema, può essere che l’architettura accusatoria che prospetta il peculato abbia retto. Altrimenti - è una delle esegesi del dispositivo che circolano - fosse stata riconosciuta l’appropriazione indebita per l’ex direttore di Promoberg, la misura sarebbe cessata col pronunciamento della Cassazione, dal momento che questo reato non prevede la detenzione cautelare.

Cristini è accusato di essersi appropriato indebitamente di 139.500 euro, tramite falsi rimborsi spese attribuiti a ignari dipendenti. In pratica una sorta di stipendio parallelo - e in nero - che l’allora direttore si sarebbe attribuito dal 2006 al 2017. Accertamenti della Guardia di finanza sono in corso su altri documenti, con la cifra che potrebbe lievitare. Nell’inchiesta della Procura risultano indagate altre sei persone: l’ex segretario generale di Promoberg Luigi Trigona, l’ex presidente di Promoberg Ivan Rodeschini, i tre membri del collegio sindacale (il presidente Mauro Bagini, Pierluigi Cocco e Gianfranco Ceruti, già presidente della Provincia e di Teb) e l’impiegato amministrativo di Promoberg Diego Locatelli.

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