Dalmine, addio all’ingegner Torre
Non ha mai smesso di inventare

Francesco Torre aveva 91 anni. La sua «Minipack Torre» oggi lavora in 87 Paesi nel mondo. I funerali lunedì 22 febbraio alle 10,30 nella parrocchiale di Sforzatica Sant’Andrea.

Per tutti era e rimarrà «l’ingegner Torre». Partito da un piccolo locale, grazie a un’idea e a un brevetto ha creato un’impresa, la Minipack Torre, che oggi lavora in 87 Paesi nel mondo. Cavaliere al merito della Repubblica italiana nel 2010, cittadino benemerito di Dalmine nel 2020, ai titoli roboanti Francesco Torre ha sempre preferito quello di «ingegnere» che per lui significava progetti, idee, tecnologia e innovazione, almeno fino a ieri.

All’età di 91 anni è morto venerdì mattina nella sua casa dalminese, lasciando nel dolore la moglie Marisa e i 4 figli, Fabio, Roberto, Sabrina e Armanda, oltre ai nipoti che lui adorava. Originario di Busalla, piccolo paese vicino a Genova, si era trasferito in bergamasca tra gli anni ’50 e ’60 per lavorare alla Dalmine. Nel 1969 decise di mettersi in proprio lasciando un posto da dirigente per fondare in un piccolo locale interrato un’officina meccanica la «Cmt - Costruzioni meccaniche Torre srl».

La data della svolta è però il 1975, quando idea, realizza e brevetta la prima macchina termoretraibile a campana che rivoluzionerà il mercato del confezionamento. In un unico sistema accessibile anche a piccoli negozi e artigiani, realizza una macchina che imballa prodotti, alimentari e non, avvolgendoli in uno strato di pellicola. Quell’azienda, poi diventata Minipack Torre spa, a cinquant’anni di distanza è ancora leader nella progettazione e produzione di soluzioni per l’imballaggio.

«La grinta e lo spirito di mio padre non si erano affievoliti con l’età - racconta il figlio Fabio, dal 2009 presidente dell’azienda di famiglia dove ora lavora la seconda generazione dei Torre- . Faticavi a stargli dietro, aveva sempre voglia di fare. La sera, ad esempio, inventava, faceva progetti, disegni tecnici poi voleva che li studiassimo insieme. Si lamentava che il “contenitore” non era più quello di una volta. E aveva ragione, il suo corpo negli ultimi anni non riusciva a stare al passo con la mente. È stato sottoposto a 3 bypass, 20 anni fa gli avevano dato solo 10 anni di vita e invece ne ha vissuti il doppio. Credo per merito del suo spirito, quella voce dentro di lui che gli diceva di andare avanti sempre, di non buttarsi mai giù. Adorava cucinare, era davvero bravo. Un’altra delle sue grandi passioni era il pianoforte».

La benemerenza

L’ultima uscita pubblica dell’ingegner Francesco Torre è stata in occasione della consegna delle benemerenze civiche assegnate dall’Amministrazione dalminese il 21 dicembre scorso. Visibilmente emozionato per il riconoscimento aveva ringraziato in Sala consiliare tutta la sua famiglia e tutti i lavoratori che «in questi anni hanno collaborato con me nel creare prodotti tecnici innovativi».

«Lo conoscevo da anni - racconta il sindaco, Francesco Bramani - la notizia della sua morte è un grosso dispiacere. Era una persona davvero in gamba e con un cervello sopraffino. Professionalmente è partito da zero e negli anni ha creato una realtà molto importante per la città. Ha portato il nome di Dalmine in giro per il mondo e ha dato lavoro a tante persone. La città ieri ha perso tanto». La camera ardente è allestita nel l’abitazione in via Capitano Sora, mentre i funerali si celebrano lunedì alle 10,30 nella chiesa di Sforzatica Sant’Andrea.

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