L’Italia quasi tutta in giallo
Ecco le zone ancora rosse

Sedici Regioni e la Provincia autonoma di Trento sono nella fascia che prevede restrizioni minime. La presenza di varianti fa scattare chiusure in Alto Adige e in alcune zone di Umbria, Abruzzo e Basso Molise.

Si apre all’insegna del giallo sempre più diffuso e del rosso localizzato la settimana alla fine della quale sarà probabilmente il nuovo governo di Mario Draghi a prendere le sue prime decisioni per il contrasto alla pandemia. Da lunedì 7 febbraio anche la Sardegna tornerà del colore che indica minime restrizioni, unendosi ad altre 15 Regioni e alla Provincia autonoma di Trento. Ma inizia anche il lockdown in Alto Adige, deciso per tre settimane dalle autorità locali, così come in provincia di Perugia e in alcuni comuni del Ternano e abruzzesi e in 27 comuni del Basso Molise, entrati in zona rossa su decisione della Regione.

Il resto d’Italia – Puglia, Sicilia e la parte restante dell’Umbria – resterà arancione. Passato il primo fine settimana in giallo per la maggior parte del Paese, con folle in città e sulle spiagge, mentre l’epidemia appare stabile su numeri ancora alti, ci si avvia a un’altra scadenza importante: la fine del divieto di spostamento tra Regioni (anche gialle) il 15 febbraio, con la decadenza del decreto varato per le feste di Natale. Bisognerà vedere cosa deciderà il nuovo esecutivo guidato da Draghi che, secondo alcune previsioni ,potrebbe giurare prima di venerdì, proprio il giorno del monitoraggio settimanale della cabina di regìa e delle eventuali ordinanze del ministro della Salute.

«Sarà il nuovo governo a fare una valutazione, sulla base del quadro epidemiologico, sulla mobilità tra le Regioni – ha detto il ministro uscente degli Affari regionali, Francesco Boccia – nelle diverse fasce e in particolar modo in fascia gialla, anche perché eventuali misure limitative necessitano di un apposito decreto». La fine del divieto di spostamento tra regioni viene invocata tra gli altri dai gestori di impianti sciistici, la cui riapertura, ma solo nelle zone gialle, è stata già avallata dal Comitato tecnico scientifico e prevista proprio per il 15 febbraio.

Ma sono altre le sfide che attendono l’ex numero uno della Banca centrale europea nel suo ruolo di presidente del Consiglio. I lockdown localizzati in Umbria e Abruzzo e quello cosiddetto di Carnevale in Alto Adige sono dovuti in gran parte alla scoperta di casi di variante inglese del coronavirus. E la minaccia costituita dalle mutazioni – anche quella sudafricana e quella brasiliana – si intreccia alla campagna vaccinale, che ha accumulato circa tre settimane di ritardo a causa dei pesanti tagli delle aziende alle forniture di dosi. Il siero di AstraZeneca è arrivato invece con due giorni di anticipo e le 250 mila fiale del primo carico saranno somministrate da martedì agli under 55 in buona salute, a partire da insegnanti e membri delle Forze dell’ordine.

Contestualmente si procederà a completare la vaccinazione di sanitari e ospiti delle Rsa e si procederà con quella degli ultraottantenni (nel Lazio da oggi con 214 mila già prenotati). Queste ultime categorie hanno avuto destinati i vaccini Pfizer-BioNtech e Moderna, per un totale di oltre 2,5 milioni di dosi somministrate finora e oltre 1,1 milioni di italiani che hanno ricevuto anche il richiamo e sono quindi davvero vaccinati.

L’obiettivo è immunizzare quattro milioni e mezzo di persone entro fine aprile. A marzo si prevede che l’Agenzia europea del farmaco (Ema) darà il via libera al vaccino della statunitense Johnson&Johnson, monodose, quindi più facile da conservare e da somministrare: l’Italia ne aveva opzionate inizialmente decine di milioni di dosi. Ma, viste le brutte sorprese delle ultime settimane da parte di altre aziende, sembra ormai chiaro che la vera campagna di vaccinazione di massa difficilmente inizierà prima di marzo.

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