Malata di Sla, Deborah è morta a 18 anni
La mamma: agli altri i suoi insegnamenti

Madone, dopo un anno e mezzo di malattia la giovane è morta in ospedale. Celebrati venerdì i funerali. La madre: restituirò agli altri tutto quello che mi ha insegnato.

«Voglio restituire quello che mi ha insegnato e mi auguro di trovare il modo di esprimere agli altri il suo amore». Una forza, quella di Deborah Lombardi e raccontata dalla mamma Patrizia, che viene dal cuore: la giovane l’ha trasmessa alle persone che la circondavano fino a mercoledì, quando si è spenta all’ospedale Papa Giovanni XXIII solamente otto giorni dopo aver compiuto il suo diciottesimo compleanno, lo scorso 12 gennaio. Venerdì 22 gennaio la comunità di Madone, dove la ragazza viveva insieme a mamma Patrizia, papà Alessandro e la sorella minore Sara, le ha dato l’ultimo commosso saluto, ricordando quel sorriso che mai mancava sulle sue labbra. Colpita da una rara forma di Sla, Deborah si è dovuta arrendere alla malattia dopo una lotta coraggiosa che ha affrontato nell’ultimo anno e mezzo.

I conoscenti raccontano dei suoi occhi grandi e espressivi, che sapevano comunicare come le parole, le stesse che misurava per via del suo carattere riservato. Il suo sogno era di diventare parrucchiera: fino alla classe terza delle scuole superiori ha frequentato la Scuola Acof - Olga Fiorni di Bergamo: i professori, gli alunni e il personale dell’istituto si sono uniti nel cordoglio della famiglia Lombardi. Amava, nel tempo libero, immergersi nei contenuti del mondo degli Youtuber e ascoltare musica, specialmente il K-Pop e il gruppo coreano dei «Bts», che amava particolarmente. Molte, le persone che sono rimaste accanto a Deborah fino all’ultimo istante per darle sollievo e per condividere un sorriso, sia in presenza sia facendo sentire la propria vicinanza, in un momento in cui la quotidianità e le manifestazioni di affetto sono limitate da un nemico invisibile e comune. «Sulla strada di Deborah - racconta mamma Patrizia - ci sono state tante persone che le sono state vicine e ci tengo a ringraziarle tutte personalmente perché sono state preziose per lei e per la mia famiglia. Da chi veniva a leggerle un libro a chi si occupava quotidianamente delle sue cure, passando per chi ci dedicava una parola di sostegno. Un grazie va al centro clinico NeMO dell’ospedale Niguarda per la professionalità dimostrata in questi mesi e al dottor Marchesi per la sua premura e la sua assistenza continua».

Il calvario, per Deborah, è iniziato nella primavera del 2019. Da allora si sono susseguiti gli approfondimenti clinici e la progressione della sua malattia si è manifestata con grande rapidità.

«Si è addormentata all’improvviso - racconta mamma Patrizia -, proprio quando io speravo di poterla riaccompagnare a casa. Mi auguravo che Deborah e Sara, sua sorella di un anno e mezzo più giovane, nel loro cammino di vita potessero essere l’una la spalla dell’altra. La forza d’animo di Deborah ci accompagnerà e ci sosterrà per sempre». I funerali si sono svolti al cimitero di Madone, dove nel piovoso pomeriggio di ieri Debora è stata trasportata partendo dalla sua abitazione di via Levrere. Dopo il rito funebre, la salma è stata accompagnata al tempio crematorio di Bergamo.

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