Maleducazione, parroco bergamasco nel Mantovano chiude l’oratorio per far riflettere

A Cigognara (Mantova) Don Andrea Spreafico, sacerdote di 49 anni originario di Brignano ha dato lo «stop» per un giorno: «Non si è trattato di una punizione, serve per porsi una domanda fondamentale: per uscire dal mio spazio ed entrare in quello di una comunità mi viene chiesto di cambiare qualcosa di me, sono disposto a farlo?».

Non si aspettava che la sua decisione di chiudere per «maleducazione» l’oratorio centrale don Bosco dell’Unità pastorale Beata Vergine delle Grazie, che riunisce le parrocchie di Cicognara, Cogozzo e Roncadello fra le province di Cremona e Mantova, potesse suscitare tanto clamore (ne hanno parlato diversi media nazionali). Ma il parroco don Andrea Spreafico, sacerdote di 49 anni originario di Brignano con precedenti esperienze ad Agnadello, Antegnate e Covo, da bergamasco con uno spiccato senso pratico, guarda all’aspetto positivo del suo gesto: «Almeno si è parlato di educazione, tema che non fa tendenza da parecchio». E proprio con scopo educativo giovedì scorso don Andrea aveva affisso fuori dal cancello dell’oratorio un cartello con cui ne annunciava appunto la chiusura, spiegandone poi i motivi che, sintetizzando, si possono riassumere in una serie di atteggiamenti non particolarmente educati tenuti dai suoi fruitori, sia grandi che piccoli.

«Luogo da rispettare»

L’oratorio centrale dell’Unità pastorale Beata Vergine delle Grazie, di cui il sacerdote brignanese è parroco da nove anni, è molto frequentato da persone di diverse nazionalità ed è diventato così un luogo di integrazione: «Ogni tanto però serve ricordare – spiega ancora don Andrea – che non è un parchetto pubblico. Al suo ingresso c’è uno striscione con riportate le scritte Chiesa cattolica italiana e Oratorio don Bosco. Ciò non vuol dire voler fare selezione, né tanto meno imporre a chi entra di partecipare a celebrazioni religiose. Si chiede solo di adottare codici di comportamento rispettosi del luogo che viene mantenuto in ottimo stato grazie alle offerte dei fedeli e all’impegno quotidiano di diversi volontari».

Un giorno di «stop»

Solo uno, comunque, alla fine è stato il giorno di chiusura e, a quanto il parroco ha potuto constatare, l’effetto sperato c’è stato. «Non è comunque la prima volta che ricorro a questa decisione – evidenzia – è già capitato in passato. Altre volte ho optato per la chiusura anticipata». Il gesto di don Andrea, a fronte del clamore suscitato, ha ricevuto molti plausi, ma anche critiche a cui il sacerdote ha voluto rispondere ieri sulla sua pagina Facebook: «Non si è trattato di una punizione. Lo “stop” di un giorno serve ai piccoli (e, purtroppo, devo dire che comincia a servire sempre di più anche ai grandi) per porsi una domanda fondamentale: per uscire dal mio spazio ed entrare in quello di una comunità mi viene chiesto di cambiare qualcosa di me. Sono disposto a farlo? Mi interessa di più rimanere dentro lo spazio altrui oppure preferisco non perdere i miei atteggiamenti ma rimanere fuori? Di fronte a questa scelta ciascuno si interroga, si determina e cresce, perché è nelle scelte e non nelle imposizioni che si cresce. L’educazione è tutta qui».

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