Marco, odissea terminata
A casa dopo 28 tamponi

Marco Carrara, di Albino, ha alle spalle 115 giorni di ospedale e 27 in quarantena. A lui gli auguri anche del premier Conte e del cardinale Comastri.

«Non perdo la fiducia», l’aveva detto con la convinzione di chi non è disposto a mollare. Eravamo al 26 giugno e Marco Carrara, padre di famiglia di 43 anni, aveva alle spalle tre mesi d’isolamento e 13 tamponi, tutti positivi al Covid-19. Quindi, di tornare a casa, nemmeno il pensiero.

Giovedì 20 agosto finalmente questo titano della pazienza e della fiducia è tornato nella sua casa di Albino, accolto dalla moglie Simona e dai figli Matteo e Gianluca. Li ha potuti riabbracciare, tra le mura domestiche, ora che i tamponi sono diventati 28 e gli ultimi due, a distanza di 24 ore, sono – Deo gratias – risultati negativi, dopo 115 giorni di ospedale e 27 giorni in quarantena, trascorsi nell’appartamento di suo padre Valerio, morto per coronavirus poco prima del 31 marzo, data in cui inizia il suo incubo.

È allora che comincia l’odissea di Carrara, professione impiegato e molto conosciuto in valle perchè impegnato in parrocchia e nella Cet, con trascorsi anche in Comune. Il ricovero al Papa Giovanni XXIII per un mese e mezzo, poi un altro mese alla clinica San Francesco, le sue condizioni che s’aggravano e deve tornare al Papa Giovanni fino a quando, l’8 giugno, comincia la riabilitazione alla Fondazione Piccinelli di Scanzorosciate. «Da lì sono stato dimesso il 24 luglio, ma non potevo tornare a casa perché i tamponi erano ancora positivi – racconta Carrara –, così mi sono messo in quarantena nell’appartamento di mio padre: con i miei ci guardavamo dal terrazzo, ma niente di più».

Ieri quegli sguardi pieni d’attesa sono diventati un vero abbraccio: «Sono entrato in casa alle 14», dice ancora emozionato. Ad attenderlo, un cartellone preparato dagli amici «a cui ho chiesto di non fare feste di accoglienza, qui ad Albino è stato deciso così, per evitare assembramenti». Nella concitazione, Marco s’è perso il suono delle campane che hanno suonato a festa per il suo ritorno, un augurio che tanti gli hanno fatto, in questi mesi. Anche il premier Giuseppe Conte, «al quale avevo scritto una mail: attraverso la sua segreteria mi ha fatto le condoglianze per la morte di mio padre e a me gli auguri». Poi il presidente della Repubblica di Germania, ma anche il cardinale Angelo Comastri «che mi ha telefonato così come il vescovo Francesco: è stata una bellissima telefonata, mi ha parlato come un padre».

Adesso? «Vorrei andare al cimitero a trovare i miei genitori, poi per qualche giorno rimanere a casa con i miei figli e mia moglie».

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