Nascite giù, prima volta sotto le novemila
Nove paesi senza nemmeno un bebè

È il numero più basso dal 2002. Nel corso del 2018 il saldo tra nati e morti è a -1340: perso un paese. Da quattro anni il movimento naturale è negativo e non si riesce a invertire la rotta.

Un nuovo anno nero per la provincia di Bergamo. Non servivano i dati Istat per rivelare l’inverno demografico in cui è piombata la Bergamasca, eppure è proprio lì, nei numeri aggiornati diffusi pochi giorni fa dall’Istituto nazionale di statistica, che emerge la progressione sempre più spietata della realtà. Perfino peggiore rispetto alle stime già al ribasso messe nero su bianco lo scorso anno. L’immagine simbolo di questa decrescita infelice sono le due linee, quelle dei nati e dei morti, che si incrociano nel 2015 per non ritrovarsi mai più. Il numero dei morti che sale verso l’alto, quello delle nascite che sprofonda verso il basso.

Negli ultimi anni (almeno dal 2002) non si era mai scesi sotto la soglia dei 9 mila nati: nel 2018 si è arrivati a quota 8.547, che se confrontati con il numero di decessi, 9.977, restituiscono un saldo naturale di -1.430. Un intero paese come Foresto Sparso, Caprino Bergamasco oppure Mornico al Serio, scomparso a causa della crisi delle culle che emerge anche nel confronto anno su anno con un -533 nati dal 2017 al 2018 (-6%).

Non va meglio nel resto del Belpaese, dove nel 2018 si è raggiunto il minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia: solo 439.747 bambini iscritti all’anagrafe per nascita. Un processo che rischia di diventare irreversibile, perché la popolazione italiana è sempre più vecchia e il numero di figli per famiglia continua a calare.

A livello nazionale paga anche il totale della popolazione: al 31 dicembre 2018 infatti l’Italia si è fermata a 60 milioni e 359 mila residenti, oltre 124 mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,2%) e oltre 400 mila in meno rispetto a quattro anni prima.

Al contrario, la provincia di Bergamo cresce, anche se leggermente: alla fine del 2018 si è arrivati a 1 milione 114 mila e 590 abitanti, in crescita di 1420 persone in un anno. Merito soprattutto dei trasferimenti da altre province (33.707 nuovi abitanti) oppure dall’estero (6.518). Tra i tanti numeri preceduti da un segno «meno» si trova anche qualche caso che fa guardare gli anni a venire con un briciolo di speranza. Osservando la mappa del saldo naturale, cioè la semplice differenza tra nati e morti, emerge una fascia di Comuni della media pianura in controtendenza rispetto alla media provinciale. A Bolgare (+43), Calcinate (+28), Cavernago (+21), Ghisalba (+30), Romano di Lombardia (+32), Covo (+10), Antegnate (+14) e Martinengo (+38) si nasce di più e si muore di meno. Lo stesso vale in alcuni paesi dell’Isola come Bonate Sopra (+53), in cima a questa speciale classifica. Anche la città Bergamo, pur con un dato negativo di 411 abitanti, può consolarsi con le nascite che sono aumentate del 5,73% (+50 bambini nati nel 2018 rispetto al 2017).

Sono le valli a calare costantemente: i numeri assoluti del saldo negativo non sembrano essere così preoccupanti, eppure - se rapportate alla popolazione totale - le cifre con davanti il segno «meno» devono far riflettere anche alla luce del tasso di emigrazione più alto rispetto ad altre zone della provincia.

Una popolazione più piccola non comporta un problema di per sé. La preoccupazione, bergamasca e italiana, riguarda piuttosto quali fasce della popolazione sono destinate a ridursi sempre di più. Con sempre meno giovani e sempre più anziani lo squilibrio demografico causerà infatti un cambiamento radicale dei bisogni e degli investimenti.

Con la tendenza già chiara negli ultimi 10 anni, anche in provincia di Bergamo i Comuni dovranno far fronte a nuovi capitoli di spesa per garantire servizi sempre più estesi alla fascia di popolazione più anziana. Il grido d’allarme a livello nazionale, in particolare sulla sostenibilità della spesa pensionistica e sanitaria, è già stato lanciato più volte. È servito a poco, perché nell’agenda politica le pagine per sostenere la natalità e quindi il futuro dell’Italia sono rimaste desolatamente vuote.

Né nati, né morti. Ci sono due paesi in provincia di Bergamo che nel 2018 hanno avuto un saldo naturale zero per un semplice motivo: non è nato nessuno e non è morto nessuno. Sono Blello, il paese più piccolo della Bergamasca con i suoi 75 abitanti, e Fuipiano Valle Imagna che invece ne conta ben 211, un numero che fa capire quanto sia stato eccezionale lo scorso anno.

In altri sette paesi invece non è stato appeso nemmeno un fiocco: a Brumano, Cassiglio, Mezzoldo, Moio de’ Calvi, Oltre il Colle, Ornica e Vedeseta non ci sono state nascite. Inutile dirlo: tutti paesi delle valli bergamasche. Questa incidenza così bassa è dovuta soprattutto al risicato numero di abitanti, ma è un chiaro segnale del problema demografico. Non ovunque è così: a Valleve, in alta Valle Brembana, i due nati del 2018 sono un evento tanto importante da far schizzare il paese in testa alla classifica del tasso di natalità con 14,98 bambini nati ogni mille abitanti. Al secondo posto c’è Borgo di Terzo con 14,52 nati ogni mille abitanti, mentre in terza posizione Rota Imagna con 14,18 nascite ogni mille abitanti.

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