Orobie, rifugi a gonfie vele
Pochi gli stranieri ma bilanci positivi

Quadro confortante nonostante i limiti imposti dall’epidemia. Risveglio del turismo locale e molti escursionisti dell’ultima ora. Nessun incidente.

Con l’arrivo dell’autunno e delle prime nevicate sulle vette più alte delle Orobie, per i rifugi è ormai tempo di bilanci. Malgrado le difficoltà legate all’emergenza sanitaria e il conseguente adeguamento alle normative vigenti, il quadro emerso è sicuramente positivo. «La stagione era partita con molti punti interrogativi- esordisce Fabrizio Gonella del rifugio Merelli al Coca- ma tutto sommato ci riteniamo contenti. Il nostro è un rifugio piccolo e le restrizioni ci hanno purtroppo obbligato a dimezzare il numero dei posti letto e di conseguenza dovevamo rifiutare già telefonicamente molte richieste di pernottamento».

Sulla medesima lunghezza d’onda Marco Brignoli del Brunone. «Abbiamo registrato la presenza di molti escursionisti locali mentre gli stranieri si potevano contare su una mano. Fortunatamente non abbiamo avuto incidenti, ma è giusto segnalare che le nevicate delle ultime settimane richiedono attenzione qualora si decidesse di salire ancora in quota».

Anche Mario Fornoni del Barbellino si dice soddisfatto. «Abbiamo però dovuto portare i posti letto da 70 a 35 e per questo motivo il numero dei pernottamenti è stato molto inferiore rispetto allo scorso anno. Per il resto abbiamo notato la presenze di molti escursionisti nuovi, soprattutto giovani». Alessia Moraschini, del rifugio Alpe Corte, è alla sua prima esperienza in quota. «Malgrado non sia per noi possibile fare un paragone con gli anni passati siamo contenti dell’andamento della stagione. Grazie all’interessamento del Comune di Ardesio abbiamo anche avuto la soddisfazione di poter ospitare la troupe televisiva di “Mela verde”. Il programma in onda su Canale 5 ci ha dato modo di far conoscere alcuni angoli delle Orobie, i nostri prodotti tipici e in particolare quelli caseari ricavati dalle capre che Michele e Steven lasciano pascolare negli alpeggi della zona».

Anche ai piedi della Presolana la stagione è stata positiva, come ci conferma Sandra Bottanelli dell’Albani. «Luglio è stato eccezionale dal punto di vista delle presenze, soprattutto escursionisti che non avevano mai frequentato la montagna. Il lato negativo di questo aspetto è legato alla poca conoscenza delle regole, soprattutto nella gestione dei rifiuti personali».

Dal 1985 Francesco Tagliaferri gestisce l’omonimo rifugio in Valle di Scalve. «Visti i presupposti di inizio estate, e la totale assenza di stranieri, siamo soddisfatti per com’è andata la stagione». Eravamo partiti con mille incognite, dice invece Maurizio Nava dei Laghi Gemelli, «e proprio per questo motivo possiamo ritenerci contenti. In alcune giornate la difficoltà principale è stata quella di gestire un numero elevato di escursionisti cercando di far comprendere loro la necessità di adeguarsi alla limitazioni imposte dalle normative vigenti».

Al rifugio Curò la stagione si chiuderà invece il primo di novembre. «Rispetto alle nostre abitudini – dice Fabio Arizzi- abbiamo aperto tardi, verso la metà di giugno, ma nonostante tutte le limitazioni siamo contenti perché gente ne è girata molta, anche in settimana. Peccato per questi ultimi due fine settimana, pessimi dal punto di vista meteo».

In questa strana, anzi stranissima, estate appena conclusa, condizionata dall’ancora attuale situazione sanitaria, le montagne della Valle Brembana si sono riscoperte luogo sicuro e ambito.

Il Covid ha fermato gli eventi

I rifugi del territorio brembano nonostante quest’anno non abbiano organizzato eventi per via delle norme anti-coronavirus, sono stati costantemente invasi da turisti ed escursionisti e hanno registrato una stagione estiva 2020 sicuramente sopra le aspettative post lockdown e addirittura superiore, in quanto a presenze quantomeno di giornata, rispetto agli anni precedenti. «Per quanto riguarda il movimento di persone – racconta Giancamillo Frosio del rifugio Resegone, a Brumano – abbiamo vissuto una stagione positiva. Di gente ne è girata parecchia, soprattutto nel weekend. Prevalentemente si è trattato di turisti di giornata, molti dei quali erano famiglie, tante anche che venivano sui monti per la prima volta, visto che con la pandemia non era facile allontanarsi da casa. Noi, per altro, abbiamo eliminato fino a fine anno il servizio pernottamento, perché già ne facevamo pochissimo, e vista la situazione legata al Covid-19 abbiamo deciso di interromperlo per ora».

«Anche da noi è passata tantissima gente – concorda Claudio Bagini del rifugio Fratelli Calvi a Carona – e abbiamo faticato quasi a gestirla tutta, talmente era tanta, soprattutto a mezzogiorno. A dormire abbiamo perso circa il 30% rispetto gli anni passati, anche per via delle misure anti-coronavirus che da 70 posti letto ci hanno fatto scendere a 40 massimo. Anche se le richieste che abbiamo avuto erano maggiori ai posti disponibili, ma di più non potevamo ospitarne».

Un’estate strana, quindi, come detto, quella appena terminata per i rifugi, che ha visto quasi azzerarsi la presenza degli stranieri. «Da noi venivano spesso tanti svedesi – sottolinea Elisa Rodeghiero del rifugio Benigni a Ornica –, ma quest’anno non ne abbiamo visti. Anche due anziani svedesi nostri clienti fissi, a cui siamo affezionati, ci hanno detto che a malincuore non sarebbero venuti per quest’estate e che preferivano stare a casa. È stata molta, invece, la gente delle nostre zone, molti anche che hanno una seconda casa sulle montagne e che magari non ci andavano da tempo ma che hanno ripreso a frequentare proprio quest’estate. Tutti, devo dirlo, rispettosi e osservanti delle norme anti-coronavirus».

Tanti gli inesperti

Un’estate che ha visto tanti nuovi escursionisti scoprire questi luoghi. Un fatto che fa ben sperare anche per il futuro della montagna. «Alcuni escursionisti di questa estate 2020 erano inesperti o alle prime escursioni – continua Rodeghiero – e non preparati o attrezzati quindi. Qualcuno ha avuto qualche inconveniente, ma niente di serio. Alla fine è andato tutto bene e anche se abbiamo iniziato la stagione con un pochino di ritardo rispetto agli anni precedenti siamo soddisfatti di come è andata, visto le incognite iniziali legate al Covid-19». «In linea generale – concorda Frosio – siamo soddisfatti, visto che non sapevamo nemmeno se si sarebbe partiti quest’anno». «Sicuramente è stata una stagione estiva più faticosa rispetto al passato – conclude Bagini – ma siamo soddisfatti. Da quelle che erano le prospettive, si è sicuramente invece messa bene e siamo contenti».

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