«Per la terza dose di vaccino anti Covid in campo medici, farmacie e aziende»

Campagna vaccinale: al lavoro su un richiamo invernale. Ma qualche hub potrebbe rimanere sul territorio.

Medici di famiglia, aziende e farmacie: «I cardini dell’eventuale, anzi probabile, campagna di richiamo vaccinale sono fondamentalmente questi» commenta Massimo Giupponi, direttore generale dell’Ats. «Chiaramente bisogna aspettare che la Regione, e prima ancora l’Istituto superiore di Sanità, dicano qualcosa di più chiaro e cogente in merito». In sostanza, rileva Giupponi, «serve un livello superiore di sanità che prenda una posizione chiara sulla necessità o meno di fare richiami e sul quando. Fino a quel momento ognuno può avere un proprio punto di vista, ma è di tutta evidenza che serva una linea comune in materia. Definita questa, gli aspetti operativi spettano alla Regione».

«Estate di programmazione»

Una prima indicazione, chiara, in tal senso è arrivata nei giorni scorsi da Guido Bertolaso, il consulente di Palazzo Lombardia per la campagna vaccinale: «A fine giugno la Lombardia avrà pronta quella che abbiamo chiamato Campagna invernale di richiamo secondo procedure, modalità e costi che stiamo già definendo. Lo condivideremo con Figliuolo e poi lo presenteremo ai lombardi» ha spiegato.

Una campagna di richiamo «necessaria viste le numerose varianti. Gli scienziati di nostro riferimento condividono il parere che sarà necessaria una dose di richiamo a partire dal nono mese dalla prima inoculazione».

Ergo, i primi saranno i primi: coloro che hanno dato il «la» alla campagna vaccinale saranno i primi ad essere coinvolti nel richiamo. «Per il personale sanitario e gli over 80 l’immunità scade a fine settembre. Grazie al cielo abbiamo l’estate, che non sarà un’estate da cicala come l’anno scorso, durante la quale tutti sono andati al mare e poi siamo stati travolti dalla seconda ondata. Questa sarà un’estate di lavoro e di programmazione, e di pianificazione affinché da ottobre si possa ricominciare una vaccinazione più tranquilla, più consueta».

«È giusto coinvolgerci»

Salendo ulteriormente a livello ministeriale, anche Roberto Speranza, ministro della Salute, pare deciso a imboccare la strada del richiamo: «In questo momento non abbiamo certezze ma i nostri ricercatori ci dicono che sarà molto probabile dover ricorrere a una terza dose come richiamo necessario ed eventualmente ci potranno essere anche modifiche dei vaccini per coprire le varianti. Dobbiamo passare da una fase di straordinarietà a una di ordinarietà nell’affrontare questa epidemia: va bene vaccinare in tutti gli spazi possibili e immaginabili, come le palestre, ma se penso a un tempo più lungo i luoghi preposti alla vaccinazione devono tornare ai loro scopi originari. I 40.000 medici di medicina generale possono essere la leva essenziale per gestire la fase ordinaria».

E su questo tema concorda pienamente Guido Marinoni, presidente dell’Ordine provinciale dei medici: «Non abbiamo ancora indicazioni precise su quando andrà fatto il richiamo, ma è probabile che la situazione operativamente migliore sia il coinvolgimento dei medici di famiglia» è la prima considerazione. «Gli hub vaccinali hanno un’importanza fondamentale in questo momento perché consentono di vaccinare moltissime persone in un tempo breve: diffondere l’immunità è fondamentale e l’elemento temporale è decisivo per bloccare la diffusione della pandemia» prosegue Marinoni. «Ma dopo questo primo impatto – aggiunge – i tempi diventano più gestibili e la situazione torna quasi più “normale” mi sia permesso il termine». Da qui la centralità nella somministrazione dei medici di famiglia: «Fondamentali anche per il rapporto con il paziente, è la realtà più diffusa e capillare nel territorio. Un rapporto diretto che fa venire meno anche la presenza di sistemi informatici complessi nella gestione del richiamo».

In realtà il tripolio medici-aziende-farmacie potrebbe non bastare: «Credo che anche in questa nuova fase qualche struttura più massiva potrebbe comunque servire – conclude Marinoni –. Magari di dimensioni non così ragguardevoli, ma qualche hub dovrebbe esserci ancora». E rimanere sul territorio fino al compimento della terza fase, una strategia che pare stia raccogliendo parecchi consensi in ambito bergamasco, e non solo.

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