Rina torna a funghi all’età di 87 anni
grazie alla microvalvola nel cuore

Primo intervento in Italia: operazione da record del cardiochirurgo Tespili. E persino niente riabilitazione.

Coltivare l’orto è un’attività faticosa e allo stesso tempo, in un certo senso, terapeutica, perché contribuisce a potenziare molte qualità, come la pazienza, la tenacia, l’attenzione e nel lento passaggio dal seme al frutto alimenta la speranza. Caterina, per tutti Rina, vive a Clusone, ha 87 anni, ha lavorato a lungo nei campi con suo marito e oggi trova una grande serenità tra lattuga, zucche e pomodori, a cui continua a dedicare ogni giorno tempo e cure. Vedendola così attiva e sempre in movimento è difficile sospettare che qualche mese fa fosse in fin di vita per una patologia cardiaca: ha ritrovato slancio e coraggio grazie all’intervento di sostituzione di una valvola, eseguito con tecniche mini-invasive e all’avanguardia, che le ha ridato la possibilità di una vita piena, accanto ai suoi quattro figli, ai cinque nipoti tra i trentacinque e i vent’anni e ai due pronipoti nell’età della scuola dell’infanzia.

Il primo malore tre anni fa
«Tre anni fa, all’improvviso, è stata male, si è sentita mancare – ricorda il figlio Giovanni –. L’abbiamo portata subito al Pronto soccorso dove è stata sottoposta a tutte le analisi e hanno incominciato a metterla un po’ in riga». Si sono accorti che aveva uno scompenso cardiaco e le hanno prescritto una terapia. Lei però continuava a sentirsi affaticata, le mancava il respiro. Era sempre stata una persona attiva, ma in quel periodo faticava anche a compiere i tragitti abituali, le brevi passeggiate vicino a casa. Vedendo che non riusciva a ristabilirsi, i suoi figli si sono preoccupati e hanno deciso di approfondire: «Anch’io ho avuto problemi di cuore, culminati in un infarto quando avevo 46 anni – ricorda Giovanni –. Durante la riabilitazione mi hanno detto che sarebbe servito un intervento, l’ho rimandato per un po’, perché avevo problemi di lavoro, ma poi mi sono deciso. Mi hanno fatto quattro bypass, e poi mi sono rimesso bene in sesto, perciò ho pensato di portare mia madre dal mio stesso cardiologo, il dottor Maurizio Tespili».

Una grande forza
Fin dalla prima visita lo specialista si è reso conto che la situazione era seria: «Ci ha detto subito che le sue condizioni erano gravi e le ha prescritto delle terapie, poi, nonostante l’età avanzata, le ha proposto l’intervento».

Rina ha sempre lavorato con grande energia senza manifestare problemi di salute: «I miei genitori erano contadini – racconta Giovanni –, mia madre ha dovuto occuparsi di quattro figli maschi, della casa, dei campi, ma nonostante questo non si è mai lamentata, ha sempre dimostrato una grande forza, non si è mai lasciata andare di fronte alle difficoltà. Ha avuto una vita difficile, e se ci penso mi sembrano tempi lontanissimi, le cose sono cambiate radicalmente in un periodo tutto sommato breve. Una volta bisognava combattere ogni giorno per aggirare la scarsità di risorse, la vita era difficile. Mio padre è morto vent’anni fa, e da allora mia madre ha sempre dovuto arrangiarsi da sola, anche se tutti noi figli abitiamo vicini e trascorriamo molto tempo con lei. Ci comanda ancora a bacchetta, come quando eravamo piccoli».

Una decisione veloce
Quando il dottor Tespili le ha proposto l’intervento, la prima a convincersi è stata lei, che ha subito accettato di farlo, nel tempo brevissimo del tragitto tra lo studio medico e l’auto parcheggiata, mentre i figli sono rimasti spiazzati: «Avremmo preferito pensarci su, provare a confrontarci, poi abbiamo capito che comunque non c’erano alternative. Il medico, infatti, ha spiegato che senza quella operazione la mamma sarebbe arrivata alla fine in pochissimo tempo».

Lei stessa ne era lucidamente consapevole: «Rischiavo di non arrivare a Natale per colpa del mio cuore malato – spiega –. Ora invece, grazie all’intervento di sostituzione di una delle valvole, mi sento di nuovo bene e posso godermi i miei figli e i miei nipotini. E non solo: pensi che ho anche ricominciato ad andare a funghi, la mia grande passione, e a curare l’orto. Se solo me lo avessero detto mesi fa che mi sarei ripresa così bene e così velocemente non ci avrei creduto».

Aveva sei mesi di vita
Gli occhi di Rina sono azzurri, penetranti e sanno esprimere ancor più delle parole. Fanno affiorare in modo semplice e diretto la gioia di essere viva, attorniata dai suoi cari, e la gratitudine per chi l’ha operata, il dottor Tespili, cardiologo bergamasco doc con origini da parte materna proprio della Val Seriana, tra i massimi esperti nel campo della cardiologia interventistica e della sostituzione mini-invasiva di valvole aortiche. «La signora Rina – chiarisce Tespili – soffriva di una severa stenosi della valvola aortica. La sua valvola era malata e molto compromessa e non le avrebbe permesso di sopravvivere per sei mesi». Tespili è coordinatore dell’area cardiologica degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi e responsabile dell’unità di cardiologia dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio, tutte realtà appartenenti al Gruppo San Donato: «L’ultima volta che l’avevo vista nello studio di Ponte Nossa – continua –, era molto affaticata. Aveva difficoltà a respirare, faceva fatica a camminare e a svolgere le normali attività quotidiane. Temevo che, se non si fosse sottoposta all’intervento di sostituzione della valvola, non le sarebbero rimasti molti mesi davanti a sé, oppure sarebbe stata destinata a essere invalida fino alla morte. Una cosa difficile da accettare per una donna come lei abituata fin da bambina a lavorare, darsi da fare e sentirsi attiva». Da qui, e dall’esame delle sue ottime condizioni generali, molto buone nonostante l’età, è nata la proposta dell’intervento.

«I miei figli all’inizio erano scettici e preoccupati, vista la mia età – osserva Rina –. Ma io avevo già preso la mia decisione prima ancora di arrivare alla macchina dopo la visita: volevo fare l’intervento. Sapevo di essere in buone mani». Il dottor Tespili prima di procedere ha valutato attentamente i rischi: «Sebbene in ogni intervento ci possano essere delle complicazioni – afferma –, soprattutto considerata l’età della signora, eravamo certi che sarebbe potuto riuscire bene». E così, nell’aprile scorso, Rina è stata operata a Milano, all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio - centro di riferimento a livello italiano per la cardiologia interventistica e per questo tipo di patologie - con una tecnica mini-invasiva chiamata Tavi (Transcatheter aortic valve implantation) che si esegue solo in centri specializzati, dotati di una Cardiologia interventistica avanzata e un reparto di Cardiochirurgia), poiché richiede grande esperienza da parte degli operatori sia dal punto di vista tecnico sia nella scelta dei materiali. «Grazie a questa tecnica, mini-invasiva ad altissima efficacia – commenta Tespili –, oggi è possibile sostituire la valvola aortica senza aprire lo sterno e fermare il cuore, ma con un accesso percutaneo. In pratica, dall’inguine e attraverso l’arteria femorale, sotto continuo controllo ecografico viene inserita una piccola protesi cardiaca, che può essere di materiali diversi. Una volta raggiunta la valvola aortica malata, questa protesi si “aggancia” e inizia a funzionare come una valvola naturale, ripristinando immediatamente il flusso della circolazione prima difficoltoso. Questa tecnica presenta moltissimi vantaggi: oltre che all’assenza di cicatrici, un minore stress operatorio, minori rischi - non essendo necessaria una circolazione extracorporea con le complicanze importanti che possono essere ad essa associati - e tempi di ripresa inferiori».

Valvola super-performante
Proprio in virtù di tutto questo la Tavi, che una volta era riservata solo a pazienti giudicati ad alto rischio, ora è stata approvata dalla Fda (Food and drugs administration, massimo organo di controllo delle procedure operatorie negli Stati Uniti) anche per i pazienti a basso rischio. Questo ha un valore culturale e scientifico di grande impatto sul trattamento futuro di questa patologia che potrà essere esteso a pazienti un tempo inoperabili. Da non dimenticare la riduzione di tempi di ospedalizzazione e dei costi socio-sanitari ad essa collegati. «A Rina, in particolare, e questa è la novità – aggiunge il dottor Tespili – abbiamo impiantato una valvola di nuovissima generazione, super-performante, più piccola, più sottile e ancora meno invasiva. È stato il primo intervento in Italia di questo tipo: infatti le arterie della paziente erano molto piccole e non avrebbero consentito altri approcci operatori per posizionare le valvole di vecchia generazione».

L’atteggiamento giusto
L’intervento e il decorso operatorio di Rina sono andati nel migliore dei modi. Tre giorni dopo la procedura è tornata a casa, nella sua Clusone, e un passo alla volta ricomincia a stare meglio. «Non ha dovuto fare riabilitazione – precisa Giovanni –. È una persona molto risoluta e ha reagito bene. Continua a essere, come suo solito, molto lucida e presente. È d’esempio e d’insegnamento per noi figli e per i nipoti. Trova sempre l’atteggiamento giusto e le parole adeguate per affrontare le situazioni più complesse». Ha di nuovo le forze per dedicarsi all’orto, ricamare, per andare a piedi al cimitero a trovare i suoi cari oppure a caccia di porcini: «Si prepara ancora da mangiare da sola – precisa Giovanni – e cambia tutti i giorni il menu. Riesce a confezionare piatti straordinari con materiali poveri, usando come ingredienti segreti le erbe e le spezie che raccoglie nell’orto. Nella sua cucina si sentono sempre profumi molto invitanti. Più di tutto però le piace raccogliere funghi, e noi quando è possibile l’accompagniamo». Rina non rinuncerebbe mai a questo innocente divertimento: «Per me i funghi sono una vera malattia – dice ridendo –. Lo sa anche il dottor Tespili. Appena sono stata meglio l’ho invitato a pranzo per il mio risotto ai funghi».

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