Ristorazione, arriva il «Bonus Filiera»
Dieci milioni destinati alla Bergamasca

Contributo di 5 mila euro ai locali a patto che acquistino prodotti italiani Martina: «Aiuto importante a uno dei settori più colpiti». Frosio: «Bene, ma i problemi restano».

Sta riscuotendo reazioni positive nel settore i contributi a fondo perduto stanziati dal governo del valore di 600 milioni del cosiddetto «Bonus Filiera», a sostegno delle centinaia di migliaia di imprese del settore della ristorazione con il solo vincolo di acquistare prodotto made in Italy, Coinvolge quindi non solo ristoranti, ma tutta la filiera, dalle pizzerie, alle mense ai catering e avrà una ricaduta quasi immediata di almeno dieci milioni di euro in Bergamasca.

Lo strumento sarà a disposizione di tutti gli esercizi di ristorazione che hanno avuto una riduzione del fatturato del 25%. La misura è costruita per garantire un aiuto a queste realtà e alle filiere agroalimentari italiane, a partire dalle produzioni Dop e Igp, dal vino ai formaggi di qualità passando per i prosciutti e gli insaccati fino al comparto ortofrutticolo. «Le risorse, a fondo perduto per le imprese e con un anticipo diretto del 90% all’atto della domanda, garantiranno la possibilità immediata per i ristoratori di acquistare prodotti dalle aziende agricole, agroalimentari, della pesca e dell’acquacoltura soprattutto nei segmenti di eccellenza più colpiti dalla crisi. Una misura in linea anche con le politiche di sostenibilità perché è mirata a evitare sprechi alimentari rendendo protagonisti i ristoratori», sostiene l’ex ministro e oggi deputato Pd Maurizio Martina che ha seguito da vicino tutto l’iter dei finanziamenti.

Martina conferma che, secondo i primi calcoli, «in media si tratta di una misura di sostegno all’acquisto di produzioni agricole e alimentari di qualità per circa 5 mila euro a ristoratore. Nella nostra provincia si rivolge ai circa duemila ristoratori presenti, di cui 700 nella sola città di Bergamo per un potenziale sostegno economico di dieci milioni di euro alle realtà della ristorazione locale certamente tra le attività più colpite nei mesi scorsi con l’emergenza sanitaria e il blocco di tutte le attività». Soddisfazione per il provvedimento da parte di Petronilla Frosio, presidente dei ristoratori bergamaschi di Ascom: «Per il nostro mondo questa è una boccata d’ossigeno importante, anche se non risolve di certo tutti i nostri problemi». Frosio spiega che «sono soprattutto i locali di Città Alta, quelli che più avevano puntato sul turismo estero, a soffrire, mentre i ristoranti di provincia, meno legati al giro internazionale e a conduzione familiare stanno ricominciando a lavorare». Frosio chiede aiuto anche per gli alberghi: «Specie quelli in città, stanno soffrendo moltissimo: ci vorrebbe un intervento economico importante per aiutare le strutture a restare in piedi, la cassa a 600 euro al mese non basta più».

E mentre i consorzi Dop e Igp plaudono all’iniziativa, il presidente di Confagricoltura nazionale Massimiliano Giansanti rileva che «obiettivo del Bonus è anche quello di scongiurare la perdita di posti di lavoro e la chiusura delle imprese», mentre il presidente nazionale Coldiretti Ettore Prandini si spinge già oltre: «Il Bonus va bene, ma ora occorre estendere anche ai ristoranti l’obbligo di indicare in etichetta nei menù l’origine di tutti gli alimenti serviti a tavola, dal pesce alla carne, per combattere la concorrenza sleale del falso made in Italy».

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