Uccise il fratello per lo specchio rotto
Rogno, condannato a 20 anni

La sentenza. L’imputato: l’ho colpito con un solo pugno. La difesa chiedeva l’omicidio preterintenzionale. Ma il gip accoglie le richieste del pm: delitto volontario.

Ha sempre ribadito di aver colpito il fratello Hicham dopo che quest’ultimo gli aveva rotto lo specchio dell’armadio e di averlo fatto con un solo pugno. Per questo il difensore, l’avvocato aria Grazia Capitanio, chiedeva la derubricazione del reato in omicidio preterintenzionale. Il gup Federica Gaudino ieri ha però accolto la richiesta del pm Antonio Pansa e ha condannato in abbreviato Mohamed Mouhal a 20 anni di carcere per omicidio volontario. L’episodio era accaduto l’ottobre scorso nell’appartamento dove vivevano i due fratelli al terzo piano di una palazzina in via Roma 19 a Rogno. L’abitazione era quella di Mohamed, 37 anni, ma da qualche giorno c’era andato a vivere anche Hicham, 34 anni. La sera di martedì 22 ottobre tra i fratelli, di origine marocchina,entrambi alle prese con uan grave dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti, era esplosa una lite. Divenuta sempre più furiosa.

Il fratello maggiore avrebbe colpito l’altro, secondo l’accusa ripetutamente e non con un solo pugno come ha sempre sostenuto l’imputato. Tesi smentita dalle indicazioni emerse dall’autopsia sul corpo di Hicham effettuata all’ospedale Papa Giovanni dal medico legale Matteo Marchesi. Un esame durante il quale sono stati riscontrato segni di politraumi, compatibili con l’ipotesi che Hicham sia stato percosso con più colpi, al viso, completamente tumefatto, alla testa e al torace, dove ci sarebbero segni di costole incrinate e bruciature superficiali, probabilmente più remote nel tempo rispetto alla lite.

Il 34enne si era sdraiato sul divano ed era morto nel corso della notte. Mouhal invece se nera andato a dormire, non senza aver prima tentato di cancellare le tracce del litigio (è la versione dell’accusa).

A scoprire il corpo era stato, l’indomani mattina, il padre Ibrahia, 63 anni, che vive a pochi metri di distanza dall’appartamento. L’uomo era accorso preoccupato perché aveva ripetutamente chiamato da casa sua senza ricevere risposta. L’uomo aveva trovato Hicham senza vita sul divano del soggiorno: era sdraiato supino con la faccia sul cuscino; attorno tracce di vomito.

«Non so cosa gli sia successo. Era sul divano e me ne sono andato a letto. Mi sono svegliato ora», aveva risposto Mouhal quando il genitore gli aveva chiesto conto.

Dopo ore di accertamenti i carabinieri avevano tratto in arresto il 37enne. Nella prima versione fornita agli inquirenti, Mouhal aveva dichiarato di essere rincasato il martedì sera e di aver trovato il fratello Hicham mentre stava facendo le pulizie e riordinando le stanze, di aver discusso con lui pesantemente e di essersene poi andato a dormire svegliandosi agli scampanellii del padre il mattino successivo.

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