Val Brembana, persi 599 abitanti nel 2020
Pesa l’effetto Covid. E in 12 paesi zero nati

Popolazione a quota 40.527, con un calo raddoppiato rispetto al trend degli ultimi anni. La natalità è tra le più basse d’Italia: in alta valle meno di quattro bambini ogni mille persone, 12 Comuni senza bebè.

Popolazione al minimo storico. Con un tasso di natalità tra i più bassi – se non il peggiore – d’Italia, e la pandemia che, purtroppo ha contribuito a un ulteriore colpo di grazia. La Valle Brembana si lascia alle spalle un 2020 tragico anche da un punto di vista demografico. In soli 12 mesi ha perso 599 abitanti, il doppio del trend degli ultimi anni. I dati forniti in questi giorni dalla Comunità montana sull’andamento della popolazione non lasciano spazio all’ottimismo: la popolazione complessiva dei 37 Comuni è scesa da 41.126 di inizio 2020 a 40.527 del 31 dicembre. Un calo inesorabile, in corso ormai da diversi anni, con una media che, però, generalmente si attestava tra i 200 e i 300 residenti in meno nell’arco dei 365 giorni. Evidente la scure del Covid 19 fattasi sentire soprattutto nei Comuni maggiori, Zogno, San Pellegrino e San Giovanni Bianco che hanno fatto registrare tassi di mortalità altissimi, il doppio di quelli consueti. Ma, al di là della pandemia, a incidere sulla costante decrescita che, con ogni probabilità nell’arco dei prossimi 20 mesi porterà la valle sotto la soglia simbolica dei 40 mila residenti, è un tasso di natalità tra i più bassi d’Italia. Complice naturalmente una età media della popolazione elevata e la presenza di poche famiglie giovani, soprattutto in alta valle, lo scorso anno in Val Brembana sono nati solo 5,4 bambini ogni mille abitanti. Un tasso ancora più basso se consideriamo solo i venti Comuni dell’Alto Brembo: qui 3,9 nati ogni mille residenti. Numeri impietosi se paragonati alla media nazionale (peraltro la peggiore in Europa): l’Italia ha un tasso di natalità intorno al 7 per mille, e la Liguria, regione ultima in questa classifica, intorno al 5,6 per mille.

Lo scorso anno, in Valle Brembana, ben 12 Comuni, quasi un terzo, non hanno fatto registrare alcuna nascita. E non solo nei mini Comuni: zero nati anche a Taleggio e Camerata Cornello, paesi intorno ai 600 abitanti. Comuni che, tra qualche anno, si troveranno a fare i conti con un numero di bambini ridottissimo per poter tenere aperte le scuole locali. L’alta Valle Brembana (i venti Comuni da Piazza Brembana in su) sono scesi complessivamente da 6.705 a 6.583 residenti, su un territorio vastissimo e ormai carente di servizi essenziali. Solo Piazza Brembana, capoluogo dell’alta valle, riesce a reggere, incrementando la popolazione grazie alle immigrazioni probabilmente dai paesi più a monte. Carona è scesa sotto la soglia dei 300 abitanti, Cusio e Valnegra sono prossimi ormai a scendere sotto le 200 unità.

Ma il crollo demografico è fortissimo anche nei Comuni un tempo «diga» allo spopolamento. San Giovanni Bianco è ormai lontanissimo dai 5.100 residenti di non molti anni fa: ora è a 4.645 con soli 22 nati lo scorso anno, un record negativo.

«La pandemia – commenta il presidente della Comunità montana Valle Brembana Jonathan Lobati – non ha fatto altro che accentuare una situazione già drammatica. Sarebbe ormai il tempo di introdurre quelle che erano state definite Zone economiche speciali (Zes), destinatarie di incentivi economici. Servono reti infrastrutturali: viabilità adeguata ma anche reti digitali per colmare il gap con la pianura. E poi, soprattutto, una seria defiscalizzazione. In montagna, dagli alimentari al gas, i costi sono maggiori: chi paga questo gap? Occorre puntare sulla tecnologia, guardiamo alle possibilità offerte dallo smart working, o all’esperienza di call center avviata positivamente dal Comune di Ornica. Da noi la qualità della vita è più alta da un punto di vista dell’ambiente, della sicurezza e dei rapporti sociali, ma occorre incentivare la permanenza. Se le persone restano, di conseguenza torneranno anche i servizi. Diversamente alcuni servizi resteranno insostenibili. E la defiscalizzazione non è poi così impossibile: senza andare molto lontano prendiamo il caso di Livigno che gode di vantaggi fiscali pur non essendo in una situazione di crisi drammatica come lo è invece la nostra valle».

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