La viola comollia fiore all’occhiello di tutte le Orobie

Erano passati circa tre anni dalla scoperta sulle Alpi Orobie settentrionali, nel versante valtellinese, della Sanguisorba dodecandra, quando Giuseppe Filippo Massara, medico condotto e appassionato botanico, durante il suo girovagare sulle montagne valtellinesi nell’estate del 1832, rinvenne, tra i macereti rocciosi, un secondo «endemismo orobico», una viola dal colore variabile dal rosso-violetto al violetto-ciclamino e con un’ampia chiazza centrale giallo aranciata.

Erano passati circa tre anni dalla scoperta sulle Alpi Orobie settentrionali, nel versante valtellinese, della Sanguisorba dodecandra, quando Giuseppe Filippo Massara, medico condotto e appassionato botanico, durante il suo girovagare sulle montagne valtellinesi nell’estate del 1832, rinvenne, tra i macereti rocciosi, un secondo «endemismo orobico», una viola dal colore variabile dal rosso-violetto al violetto-ciclamino e con un’ampia chiazza centrale giallo aranciata.

La pianticella, che si ergeva isolata tra le pietre, aveva sul fusto uno o due fiori. Massara raccolse i primi campioni e li inviò a diversi studiosi di botanica per le necessarie valutazioni che, però, furono contrastanti tra loro. Anche se in assenza di pareri unanimi, dopo una ponderata valutazione lo stesso Massara decise di pubblicare, nel 1834, la descrizione del fiore, che fu da lui indicato come nuova specie nella sua opera intitolato «Prodromo della flora valtellinese» e denominato viola di Comolli (in botanica Viola comollia), perché dedicato al professor Giuseppe Comolli in segno «di stima, gratitudine ed amicizia».

Una specie endemica d’eccellenza protetta e da rispettare. Scoperta nel 1832 tra i macereti rocciosi della Valtellina

Gli studi successivi confermarono la versione di Massara e l’endemicità del fiore sulle Alpi Orobie, in particolare sui macereti delle rocce silicee, sia sul versante orobico valtellinese (dalla Val d’Arigna alla Val Belviso) sia su quello bergamasco, dove gli esperti del Fab hanno confermato l’endemismo nell’areale compreso tra l’alta Valle Brembana, l’alta Valle Seriana e la Valle di Scalve.

Fusto esile, bellezza notevole

La Viola comollia è una pianta erbacea, perenne, glabra, di piccole dimensioni e raggiunge un’altezza massima di circa 10 cm. Il fusto è esile, strisciante tra le pietre. Le foglie sono tondeggianti, ovate, di colore verde scuro. I fiori sono di notevole bellezza, solitari, piccoli ma appariscenti per il colore vistoso, caratterizzati dalla presenza, alla fauce, la porzione tra il lembo e il tubo della corolla, di un’evidente chiazza di colore giallo. I petali, invece, sono di una tonalità tra il rosa carico, il lilla e il viola, tipica della specie, che spesso contrasta piacevolmente con i colori delle pietraie in cui si insinua, colonizzandole dai 1900 ai 2600 metri di quota.

I colori contrastano in modo piacevole con quelli delle pietraie tra i 1900 e i 2600 metri di quota

Una specie vulnerabile

La Viola comollia è una specie protetta, considerata vulnerabile per le minacce costituite dalla possibile raccolta per collezionismo lungo i sentieri e dalla realizzazione di infrastrutture turistiche. Per i botanici la Viola comollia è uno degli endemiti orobici d’eccellenza. Non deve essere raccolta per la sua notevole rarità, tanto che la specie è protetta in modo rigoroso: è inserita nell’elenco della Categoria C1 della delibera della GR n. 11102 del 2010 in applicazione della L.R. n. 10 del 2008.

Rinvenuta anche tra le valli Brembana, Seriana e di Scalve. Minacciata dal collezionismo e dalle infrastrutture turistiche

Le stazioni botaniche

L’areale di crescita è molto ristretto, perché la sua presenza è limitata a poche aree della catena orobica sia sul versante bergamasco sia su quello valtellinese. In particolare, l’area ristretta è compresa tra l’alta Val Venina e l’alta Val Belviso, sui versanti dal Pizzo Redorta, la cui cima è la seconda montagna più alta della nostra provincia, al Monte Venerocolo, chiamato anche Monte dei Tre Confini perché i suoi versanti delimitano i confini delle province di Bergamo, Brescia e Sondrio.

I ricercatori botanici hanno trovato stazioni di Viola comollia anche sui versanti più alti della Valle Seriana (Cime di Caronella e Pizzo Recastello) e della Valle di Scalve, sulle cime dei Monti Gleno e Demignone, comprese nei territori dei Parchi regionali delle Orobie Bergamasche e delle Orobie Valtellinesi, e in diversi siti della Rete Natura 2000 (Zps e Zsc) dei due territori protetti. L’intero areale della specie è incluso anche negli «elementi di primo livello» della Rete Ecologica Regionale della Lombardia.

Tripudio di colori

I fiori della primavera sono già sbocciati. Tra i primi a sbocciare, dopo i fiori invernali, è l’anemone dei boschi, accompagnato spesso dal dente di cane. Nei prati e nel sottobosco di latifoglie si notano i fiori di colore bianco, come la margheritina comune o pratolina; di colore rosa e viola, come la polmonaria; di colore viola come l’erba trinità, l’anemone pulsatilla detta anche fiore di Pasqua; di colore giallo come la primula odorosa, la tossilaggine o farfaro, il ranuncolo favagello, il tarassaco o dente di leone.

Man mano che si sale di quota si possono ammirare le genziane, la scilla bifolia detta anche scilla silvestre dal colore azzurro-violetto intenso, il campanellino di primavera, l’elleboro verde dai fiori di colore verdognolo, il mezereo, una dafne dai fiori rossi purpurei, diverse specie di orchidee, l’aglio orsino e le campanule. Tra le fioriture più spettacolari nei pascoli di montagna, quasi al limite della neve rimasta dell’inverno, spicca il croco spontaneo (Crocus vernus) con esemplari sia di colore viola che bianco.

La flora spontanea bergamasca è tra le più interessanti e ricche delle Alpi: in particolare, sulle Orobie ci sono preziose specie endemiche che crescono in un’area circoscritta e anche specie stenoendemiche, che crescono in un’area ancora più ristretta. Questo patrimonio naturale costituisce la ricca biodiversità, insidiata dalla crisi climatica, delle aree protette locali: cinque parchi regionali, sei riserve naturali e 23 siti – Zps e Zsc – della Rete Natura 2000.

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