Le aziende orobiche puntuali sui conti: solo il 4,5% sgarra

Lo studio Crif. Il 56% dei pagamenti commerciali nei termini stabiliti, il 39,5% entro i 30 giorni. Al Sud i maggiori ritardi. Italia al 18° posto in Europa.

È un altro segnale di ritorno verso la normalità dopo gli anni difficili della pandemia: le aziende accorciano i tempi dei pagamenti e tra le imprese italiane che negli ultimi 12 mesi hanno migliorato le performance, quelle bergamasche sono tra le più virtuose. È quanto emerge dallo Studio Pagamenti, in cui Cribis - società del Gruppo Crif specializzata nella business information - ha analizzato anche per il 2021 le abitudini di pagamento delle imprese in 38 Paesi del mondo che rappresentano circa il 90% del Pil mondiale. Ebbene, prendendo in considerazione i dati italiani, le imprese bergamasche si piazzano al secondo posto per puntualità nei pagamenti commerciali.

I numeri sono confortanti: secondo la ricerca, il 56% delle transazioni, per quel che attiene le aziende orobiche, avviene alla scadenza, il 39,5% con un ritardo entro 30 giorni e solo il restante 4,5% dei pagamenti viene effettuato in tempi più lunghi. Tutti numeri lusinghieri, rispetto alla media nazionale. Il miglioramento nei primi tre mesi del 2022 è tangibile rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in particolare per i pagamenti in ritardo di oltre i 30 giorni, che si sono ridotti del 16,2%. Le imprese della provincia di Bergamo si posizionano immediatamente dopo quelle di Sondrio in una classifica che vede le aziende lombarde ai primi quattro posti della classifica nazionale.

Ma se da un lato i numeri parlano di un progressivo miglioramento delle performance, dall’altro l’Italia si posizione solo al 18° posto in Europa per i pagamenti puntuali, scendendo al 25° a livello globale. Secondo la ricerca, il nostro Paese è tra quelli dove nel 2021 i pagamenti ai fornitori oltre 30 giorni (considerati ritardi gravi) sono più alti e pari all’11% (Grecia e Romania i peggiori pagatori europei). Con appena il 38,5% dei pagamenti alla scadenza - comunque in sensibile miglioramento (+11%) rispetto al 2019, pre-Covid - l’Italia è dietro a Germania, UK, Francia e Spagna in Europa. Fanno peggio solo Grecia, Romania, Serbia, Portogallo, Croazia, Turchia e Bulgaria.

Gli ambiti più colpiti dall’aumento dei ritardi gravi nel 2021, rispetto al periodo pre-Covid, sono quelli dei servizi di ospitalità, con un’incidenza dei pagamenti oltre 30 giorni pari al 13,8% (in crescita del 45,1%) e quello di ristoranti e bar, in cui si riscontrano ritardi gravi nel 29,3% dei casi, in aumento del 22,8% rispetto al 2019. I settori che stanno recuperando più velocemente sono quello dei trasporti, che mostra un’incidenza di gravi ritardi pari al 5,1% (in miglioramento del 42,5% rispetto al 2019) e quello della grande distribuzione, con un’incidenza di ritardi gravi pari al 12,8%, in miglioramento del 19,3% rispetto al 2019.

A marzo 2022 i pagatori puntuali, a livello nazionale, rappresentavano il 38,8% del totale, mentre i pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo raggiungevano il 10,5%, in calo del 18% rispetto al quarto trimestre del 2020 e stabili rispetto al livello dell’ultimo trimestre del 2019. Insieme alla Lombardia, anche il resto del Nordest risulta l’area geografica più affidabile, con il 46,7% di pagamenti regolari – comunque sotto le performance delle imprese bergamasche –, mentre le imprese del Sud e delle isole mostrano un comportamento più problematico, con solo il 25,4% di pagamenti entro i termini. Tra i gruppi merceologici più puntuali, ci sono senz’altro la manifattura con solo il 6,8% di ritardi oltre 30 giorni, mentre nel commercio al dettaglio troviamo la concentrazione più bassa, con oltre il 16% di ritardi oltre 30 giorni.

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