«Abbasso i cretini
e viva la competenza»

Da oltre vent’anni nel nostro Paese si registra una situazione di stallo dell’economia dovuta anche alle difficoltà competitive incontrate dal comparto delle piccole imprese con l’avvento della globalizzazione dei mercati. Ad aggravare l’oblio strategico e operativo del «sistema Italia» contribuiscono sensibilmente, peraltro, le diffuse carenze dirigenziali presenti nel mondo politico e istituzionale. Esponenti di primo piano, sia della classe politica che della macchina amministrativa, appaiono troppo spesso sprovvisti delle necessarie competenze professionali e qualità intellettuali richieste per svolgere proficuamente il proprio delicatissimo ruolo istituzionale.

Basti riflettere su quanta pochezza di visione e di statura politica emerga nei sempre meno interessanti dibattiti televisivi e, soprattutto, nel marasma opportunistico e qualunquista con cui oggi anche le più alte cariche istituzionali utilizzano i vari social, divenuti asse portante di ogni tentativo di scalata del consenso elettorale. Va detto, peraltro, che la diffusa inadeguatezza di chi occupa posizioni di responsabilità è un fenomeno sociale non certo legato alla sola contemporaneità. Si racconta che De Gaulle, festeggiando la cacciata dei nazisti da Parigi e sfilando in parata lungo le Champs Élysées, ebbe modo di affermare a chi gli era accanto che «le persone prive di esperienza e di cultura sarebbero state nocive per il buon governo della Francia liberata». Successivamente, mentre salutava impettito la folla, fu distratto dal suo attendente che gli mostrò un muro sul quale era scritto: «Abbasso i cretini». Il Generale si fermò un attimo a pensare, quindi disse: «Caro amico, questo sì che è un grande programma per la ricostruzione rapida e proficua della Francia».

Pochi mesi fa, a un cronista che gli chiedeva provocatoriamente come mai alla veneranda età di 92 anni si fosse ancora una volta candidato a sindaco di Nusco, suo comune di origine, il «grande vecchio» della Dc Ciriaco De Mita rispondeva serafico: «Mi candido contro la stupidità». Il reiterato, gravoso tema dell’impreparazione complessiva di chi occupa cariche di primo piano riguarda anche molti comparti della pubblica amministrazione. Ci si imbatte continuamente in una burocrazia che, poiché interessata in primis a non correre alcun rischio e a preservare posizioni di rendita, complica i problemi anziché risolverli. Molte riforme della pubblica amministrazione sono naufragate nel nulla e sono molti a pensare che ricostruire un tessuto virtuoso sia pressoché impossibile. Che ciò non sia vero, però, lo dimostrò Guido Carli quando divenne Governatore della Banca d’Italia (1960-1975). Già dai suoi primi incontri con i dirigenti, si rese conto di trovarsi di fronte ad una burocrazia vecchia e inadeguata. Apprese, poi, che le assunzioni del personale venivano effettuate dalle filiali della Banca servendosi in larga parte delle segnalazioni di prefetti e vescovi. Per uscire da tali clientelismi, adottò un sistema basato su una preselezione per titoli, seguita da un accuratissimo esame in materie giuridiche ed economiche propedeutico ad una borsa di studio di due mesi da svolgere presso i Servizi della Banca. Al termine, in assenza di controindicazioni venivano decise le assunzioni che garantivano un elevato stipendio e l’inclusione diretta nella dirigenza.

La svolta di Carli è servita negli anni a dotare Bankitalia di una classe dirigente di primissimo piano, in grado di rendere estremamente efficace l’istituzione nei rapporti di collaborazione con i vari governi nazionali e con gli organismi internazionali. Di questa classe dirigente hanno fatto parte personaggi di riconosciuta caratura internazionale tra cui Tommaso Padoa Schioppa e, primo fra tutti, Carlo Azeglio Ciampi che, come presidente del Consiglio prima e come presidente della Repubblica poi, ha posto le basi per una presenza a pieno titolo dell’Italia in Europa.

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