Bankitalia, l’agenda
per evitare l’abisso

Dopo la «letterina» Ue di poche righe, le 26 pagine della relazione di Ignazio Visco all’assemblea di Bankitalia non dovrebbero consentire margini di equivoco: il quadro economico finanziario italiano è gravemente a rischio. Indossando stavolta la felpa del ministro dell’Economia, Salvini giudica positivamente la relazione, ma sembra solo un tentativo di liquidare le implicazioni di un giudizio critico pressoché totale sulle politiche di governo, ivi compresi reddito di cittadinanza, decreto dignità («riduce le possibilità di restare occupati») e il tentativo di smontare la Fornero, sottolineando piuttosto l’utilità del collegamento pensioni-aspettativa di vita.

Sembra la narrazione di un’altra Italia (e un’altra Europa). In quasi un’ora e mezza di discorso, aulico nella forma ma chiarissimo nelle intenzioni, il governatore non solo non cita neppure la flat tax, ma condanna l’assenza di un disegno organico di riforma fiscale e giudica la modifica della struttura di una singola imposta uno «strato» in più di indirizzi fiscali incoerenti. Non certo lo choc di cui parla il nuovo leader di governo, ma il contrario: occorre «una struttura stabile che dia certezze a chi produce e consuma, investe e risparmia».

Di fronte alla platea di quella che è comodo liquidare come una élite, in realtà l’Italia dell’economia reale al gran completo, Visco sembrava ieri mattina voltare le spalle non solo fisicamente, al di là delle finestre su Via Nazionale, ma anche moralmente, all’Italia che si attarda su litigi, retroscena di cattiva politica, e vede priorità che non hanno a che fare con un duplice problema: ritardo nella reazione ai cambiamenti tecnologici e interruzione del processo di risanamento dei conti pubblici «avviato negli anni ’90». Non a caso, solo nel tempo dall’inizio alla fine della relazione, gli smartphone raccontavano ieri di uno spread in salita di 3 punti. E Visco lì a ricordare che già 100 punti base più alti producono in tre anni la riduzione dello 0,7% del prodotto. Di fronte al balletto delle cifre e delle previsioni in circolazione, Banca d’Italia - con la sua corposa relazione di accompagnamento di oltre 200 pagine - ha sempre il pregio di fornire un dato preciso, un ancoraggio indiscusso.

I numeri di Visco sembrano davvero più credibili delle ottimistiche previsioni del giorno prima del ministro Tria (basate sul taglio, già contestato, del welfare!) e persino di quelle ancor peggiori dell’Istat sulle previsioni trimestrali, che lo ha preceduto con il suo -0,1%. Visco ha dato ancora per buono un «lieve aumento», ma solo per segnalare che l’andamento (0,9%) del 2018 era stato già «modesto», dopo un 2017 (competenza Padoan) con crescita quasi doppia. Sarà anche una narrazione da élite che non ama il popolo, ma occorre prendere nota almeno di alcune divergenze notevoli rispetto al dibattito prevalente in campo politico. Ne indichiamo almeno tre di rilievo. Innanzitutto, l’Europa, cui pure Visco non ha risparmiato critiche indicando anche quella che per ora è l’utopia del titolo di debito europeo. Ma il messaggio, per i malmostosi sovranisti che l’accettano a denti stretti, è nettissimo: senza l’Europa dell’Unione, l’Italia sarebbe più povera. Secondo, la questione migranti, ovviamente in ottica economica. Da qui al 2030 il loro contributo è essenziale, visto che la popolazione attiva diminuirà di 3,5 milioni e di altri 7 nei successivi 15 anni. Con il problema della qualità dell’immigrazione che arriva e della crescita di quella già arrivata. Cose di cui nessuno si occupa. Terzo, sempre secondo Visco, la necessità di rivedere le priorità della politica di bilancio: sostegno del lavoro e della produzione, servizi e regole favorevoli alle attività imprenditoriali, riduzione del debito, riforme strutturali, concorrenza, investimenti, fiducia, riduzione dell’evasione. La solita litania, si dirà, oggi però fuori agenda, e qualcuno deve pur ricordarlo, nella confusione attuale. Peccato che era terminata da poco la relazione che già arrivava il consenso 5 Stelle alla flax tax in debito. Di nuovo parole in libertà, come da citazione di Elias Canetti nelle ultime righe della relazione di Visco: «Nell’oscurità, le parole pesano il doppio»

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