Fondi dall’Europa
Diritti inviolabili
Fa comodo a tutti che non cadano tra le braccia di Putin, ma non possono fare gli autocrati con i soldi degli altri. È in gioco la natura stessa dell’Europa. L’Unione europea che conosciamo oggi è il risultato di un lungo percorso, pieno di curve e passi indietro, ma è nata su presupposti incancellabili. I padri costituenti (e per fortuna c’era fin dall’inizio l’Italia di Antonio Segni e Gaetano Martino, continuatori delle politiche di De Gasperi e Einaudi) vedevano l’unità europea come la risposta al secolo delle due Guerre mondiali fratricide e delle dittature ed è per questo che le fondamenta dei Trattati di Roma furono il rispetto dei diritti e la libertà di mercato. Le successive adesioni dovevano rispettare questi presupposti. Lo conferma la resistenza – contro evidenti convenienze economiche e militari – all’ingresso della Turchia, e oggi di altri Paesi come la Serbia, sull’uscio dal 2009. L’esame di ammissione è basato su requisiti molto chiari: libertà di circolazione di merci, lavoratori, servizi, capitali, e ancora concorrenza, libertà di stampa, di impresa, magistratura indipendente. Le regole della democrazia liberale.
Non che sempre tutto sia stato coerente con questi principi per chi era già membro dell’Unione, e molti occhi sono stati chiusi, sulla concorrenza a geometria variabile, sui paradisi fiscali o sui miliardi, questi sì, dati alla Turchia per bloccare le migrazioni. Anche l’Italia degli ultimi anni è stata disinvolta in campi anche diversi: dal rispetto della regola della non retroattività delle leggi in materia pensionistica, all’aggiramento dei vincoli sugli aiuti di Stato, alle numerose condanne della Corte europea per la carcerazione preventiva o il non rispetto delle regole ambientali.
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