La tregua sociale
per uscire dalla crisi

Assolombarda sceglie l’hangar del rinnovato aeroporto di Linate come location della sua assemblea. Come se gli imprenditori fossero pronti – dopo aver ripiegato le ali - a spiccare il volo per i cinque continenti, seguendo la loro vocazione di esportatori mondiali, non appena sarà debellata la pandemia. Nel frattempo, però, gli industriali lombardi (come tutti, del resto) stringono i denti. Le parole del neopresidente Alessandro Spada (successore di Carlo Bonomi, nominato presidente di Confindustria) non lasciano spazio a fraintendimenti. Siamo in crisi. Crisi da pane nero. Da tempi di guerra. «Nel corso del 2020, soprattutto nei primi mesi dell’anno – spiega Spada – la crescita dell’interscambio di persone e di merci da un lato all’altro del pianeta, che ha caratterizzato l’ultimo mezzo secolo, ha trovato una brusca interruzione. Siamo davanti a una crisi senza precedenti per l’Italia. E affrontiamo una recessione di portata storica per la Lombardia».

Ma Spada ha aggiunto che si tratta di una crisi che non può fermare le spinte innovative e riformatrici che coinvolgono il mondo della piccola e grande industria. A cominciare dalla sfida digitale «che non è il futuro, è già il presente». Insomma, «la globalizzazione sta vivendo uno stress test, ma non si fermerà. Non esiste nessun piccolo mondo antico cui tornare, riportando indietro le lancette. Ora abbiamo il compito di convivere con grandi sfide globali e con rischi sistemici, di convivere con l’imprevisto, di affrontare quei rischi che sono il ventre molle della globalizzazione. Nessuno può isolarsi». Significa che quando sarà passata la pandemia niente sarà come prima. Le riforme strutturali non possono essere rinviate.

Lunedì 12 ottobre il presidente di Assolombarda ha tessuto un grande elogio dell’Unione europea. Come a dire: fuori dalla crisi ne usciremo europei o non ne usciremo. Solo da europei – facendo sistema – gli imprenditori possono uscire dalla morsa Usa-Cina. Pensare di poterlo fare da piccola repubblica mercantile, forte del vento della svalutazione della liretta, con il 95 per cento di piccole e medio imprese, di cui una gran parte a gestione familiare, è una stupida follia. Senza le lamiere di protezione europee non avremmo la capacità di partecipare a un «confronto mondiale» che si gioca su scala sempre più ampia, nella demografia, nel commercio, nella tecnologia. Siamo nani sulle spalle del gigante Europa. Dunque non solo dobbiamo credere nel progetto europeo (è uno dei progetti è costituito dagli investimenti finanziati dal Recovery Fund), ma dobbiamo anche concorrere affinchè si realizzi. Fa un discorso di lunghe vedute Spada, parla di formazione, di giovani da non tenere in panchina, di donne da valorizzare, di scuola come prima risorsa, di infrastrutture (e la scuola, dice, è la prima infrastruttura, insieme a strade, ponti, ferrovie, digitalizzazione 4.0, innovazione, laboratori di ricerca e sviluppo).

Anche il leader di Confindustria Bonomi parla di economia di guerra. A lui il compito di tendere la mano ai sindacati. «La strada giusta», dice «è quella di sedersi al tavolo e parlarsi. Non è il momento di fare scioperi. I soldi nelle tasche dei lavoratori vanno messi ma in modo intelligente. Ci sediamo ad un tavolo e ragioniamo. Di tutto abbiamo bisogno tranne che di scioperi». Un invito alla tregua sociale. Al naturale conflitto tra parti sociali trasformato in unità di crisi. Ci si siede a un tavolo e si ragiona. Saprà rispondere il sindacato? E gli imprenditori sapranno concertare senza licenziare? Ieri sulle pagine del Corriere della Sera, in un editorale dalle tinte fosche ma realistiche, Ferruccio de Bortoli parlava di «doppio analgesico», ovvero di un momento in cui, venuti meno prima o poi i divieti «artificiali» del blocco del governo a non licenziare, i nodi verranno al pettine, perché il lavoro non si crea per legge e la crisi ha colpito duro. Ma i posti di lavoro non sono merce, sono persone. Dunque pace sociale, ma anche impegni e tutele. Sapranno i nostri imprenditori in cambio della tregua sindacale garantire il più possibile tutto questo?

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