L’austerità ha senso se tutti fanno le formiche. Ma in Europa non accade

MONDO. L’’accordo Ue sul nuovo Patto di stabilità esprime i rapporti di forza in Europa. Ogni anno lo Stato italiano deve reperire 500 miliardi. Servono per pagare le pensioni, gli stipendi, le spese sociali, la sanità.

La scarsa produttività del sistema Italia, le mancate riforme per la concorrenza, i debiti accumulati determinano fragilità. Una posizione di debolezza che i partner europei utilizzano per rafforzare la loro posizione contrattuale. È inevitabile se si ha un mercato comune e una moneta unica.

Ma in Europa le difficoltà italiane si associano a quelle dei partner. Il quadro è fosco per tutti . I dati parlano chiaro. Dal rapporto dei cinque saggi, incaricati dal governo tedesco per un’analisi di medio periodo, emerge che nei prossimi dieci anni in Germania la crescita è di un misero 0,4%. In Italia il governo stesso quantifica sino a fine legislatura un aumento del Pil col contagocce. In Usa nel solo ultimo trimestre il ritmo è del 5%. Se guardiamo all’America viene da chiedersi dov’è che sbagliano i 27 Paesi della Ue? I dati a confronto sono deprimenti: la disoccupazione in Usa è al 3,9%, di fatto piena occupazione, nell’Eurozona al 6,5%. Che gli Stati Uniti abbiano una vitalità maggiore lo si vede in un dato: nel 2000 erano in 261 milioni adesso sono a 337 milioni di abitanti. Tutte persone che però trovano un posto di lavoro. Solo a settembre del 2023 si sono creati 336mila nuove occupazioni.

Vi è tuttavia un punto dirimente che segna la differenza fra le due sfere del mondo occidentale. Ed è il mercato dei capitali. Un tema strutturale che nel dibattito politico non sempre emerge con nitidezza. Le Borse europee sono cresciute singolarmente ma restano frammentate. Non fanno massa e quindi non offrono capitali sufficienti per soddisfare la domanda di grandi investimenti e soprattutto per facilitare l’accesso al mercato alle «start up». Linde, leader mondiale nella produzione di gas tecnici, ha trasferito la sua quotazione a Wall Street. Fosse rimasta a Francoforte avrebbe guadagnato il 41,65% ovvero quanto il Dax tedesco. Sulle sponde americane è salita al 163,61%. E questo spiega perché tra i molti addii alla Borsa di Milano l’americana Cnh degli eredi Agnelli si sia ritirata e sia rimasta quotata solo al Nyse di New York.

In Europa il credito è di fatto elargito solo dalle banche come 200 anni fa. In America il mercato del credito è più ampio, vi sono società che aiutano le nuove imprese e ne supportano il rischio. Certo se poi guardiamo al salvadanaio scopriamo che in Germania si mette da parte l’11,1% del reddito, in Italia si viaggia su quella linea, mentre negli Usa i risparmi sono calati dal 4% al 3,6%. In compenso i consumi sono cresciuti del 3%. Tutto questo dinamismo ha però un retro della medaglia. Nel solo 2023 sono stati fatti debiti per 1.700 miliardi di dollari. Così l’importo complessivo è salito a 33.800 miliardi di dollari, oltre il 125% del Pil. Dal 1960 la soglia del debito è stata superata per 78 volte. La differenza con gli europei sta tutta qui. L’austerità può aver senso se tutti fanno le formiche ma se in Europa c’è qualche cicala bisogna farsene una ragione. Qualcuno che giochi la scommessa di far diventare punti di forza quelli che sono debolezze.

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