Le baruffe tra i partiti, ma il premier tira dritto e non bada alle polemiche

«Il governo va avanti». Un Mario Draghi tanto disteso quanto deciso ha fatto il punto sull’attività del governo con i giornalisti accreditati, e non ha certo nascosto tutto il suo cortese distacco nei confronti delle baruffe dei partiti. «Il chiarimento politico? È una cosa che spetta a loro, noi governiamo, e anzi il clima tra i ministri è ottimo». Appunto, «andiamo avanti». Il riferimento al «chiarimento» è dovuto al fatto che i leghisti, partito di maggioranza, in Commissione hanno votato contro il green pass (che pure è stato approvato in Consiglio anche con il voto favorevole dei ministri della Lega). Che sia stato un tipico agguato parlamentare o meno - pare che Salvini e Giorgetti non ne sapessero nulla - la cosa ha subito riscaldato i tesi rapporti con il Pd (Enrico Letta: «Ormai la Lega è fuori della maggioranza») ma non ha scosso più di tanto Draghi.

Che non solo ha confermato la validità e l’utilità del green pass ma ne ha annunciato la prossima estensione ad altri settori della vita collettiva mentre ha «aperto» all’ipotesi dell’obbligo vaccinale e della terza dose non appena ci saranno tutti i via libera sanitari nazionali e internazionali. E contemporaneamente, il presidente del Consiglio non si è risparmiato nel condannare gli atti violenti di alcuni estremisti anti-vaccini contro medici e giornalisti: «Vigliacchi».

Insomma, se una parte della maggioranza - la Lega - è estremamente attenta a non deludere le attese di quella parte del suo elettorato che non vuole vaccinarsi e che considera il green pass come una vessazione, Draghi non se ne cura più di tanto e va avanti per la sua strada. «La cabina di regia? Certo, la faremo, è utile, del resto l’ha chiesta anche il senatore Salvini, no?», ed è difficile non cogliere una certa ironia.

Altro punto su cui l’inquilino di Palazzo Chigi non ha concesso niente al segretario del Carroccio è quello riguardante la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, oggetto di quotidiani assalti da parte di Salvini e di Giorgia Meloni, e accusata di non combattere efficacemente l’immigrazione clandestina. «Secondo me la ministra Lamorgese lavora bene e fa il suo dovere, e la situazione dell’immigrazione non è spaventosa come qualche anno fa», è stata la risposta di Draghi che ha aggiunto la stilettata: «Non mi pare che i suoi predecessori avessero la bacchetta magica». Salvini è un predecessore.

Per il resto in conferenza stampa sono stati annunciati i provvedimenti sulla scuola in presenza e sui trasporti con i ministri Bianchi, Giovannini e Speranza. E poi la lista delle riforme da presentare o portare a termine: la giustizia civile e penale già in Parlamento, la concorrenza e il fisco, gli ammortizzatori sociali, le pensioni e quota 100.

E a proposito di quest’ultimo punto, sarà un’altra occasione di «chiarimento» con la Lega (come sul reddito di cittadinanza con i grillini). Ma, appunto, «il governo va avanti». Draghi pensa al Quirinale come «possibilità»? È la domanda dei giornalisti. Risposta: solo porre la questione è offensivo per il presidente Mattarella e lo stesso ufficio del Capo dello Stato. Fine delle comunicazioni del presidente del Consiglio prima del volo verso Marsiglia per parlare con Emmanuel Macron di Afghanistan, difesa europea, immigrati. E G20, che Draghi, presidente di turno, vuole fortemente riunire in via straordinaria: «Si farà subito dopo l’assemblea delle Nazioni Unite», è l’annuncio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA