Lombardia nel mirino
Scintille tra le regioni

Da quando è scoppiata la pandemia il sistema istituzionale italiano è andato in forte tensione: mai i rapporti tra regioni e governo centrale erano stati così conflittuali, a causa anche della confusione delle norme in materia di Sanità derivate dalla famigerata riforma costituzionale del 2001 (governo Amato). Se c’è una regione che sin dal primo giorno è stata sotto i riflettori e al centro dei conflitti, è stata la Lombardia, più ancora del Veneto. Naturalmente ciò è accaduto perché la Lombardia è la regione più colpita che ha pagato il prezzo più alto in termini di vite umane, di sofferenze, di stress sul sistema sanitario, di conseguenze sul tessuto produttivo, il principale del Paese.

Ma colpisce che si sia assistito ad una doppia fase nel giudizio sulla capacità di reazione lombarda al Covid-19: da un generale elogio per l’efficienza e la rapidità di risposta ad una crescente critica nei confronti del «sistema» della sanità lombarda e del suo peculiare rapporto pubblico-privato. C’era chi diceva: «In Veneto le cose vanno meglio perché lì la sanità è rimasta pubblica». «Ci rinfacciano di essere i più bravi» commenta ora uno storico esponente della classe dirigente lombarda, Piero Bassetti.

Ma le cose si sono ancor più complicate quando è esploso il caso delle Rsa e delle morti di anziani nelle case di riposo. Al centro della discussione la delibera del Pirellone che allocava nelle Rsa alcuni ricoverati in via di guarigione per liberare posti negli ospedali nei momenti in cui la pressione era drammaticamente insostenibile. Dalle discussioni si è passati come prevedibile alle carte bollate, e le inchieste giudiziarie si sono mediaticamente concentrate subito sulla Lombardia e in particolare sul Pio Albergo Trivulzio di Milano, diventato il «simbolo» del problema. Che però non è certo un monopolio lombardo: non solo in tutta Europa le case di riposo degli anziani sono state flagellate dal virus ma anche in Italia, tanto è vero che ci sono ben trenta procure che stanno indagando: in Piemonte, in Liguria, in Emilia Romagna, in Toscana. «Sulle Rsa ci siamo comportati come la regione Lazio», spiegano i lombardi. «Falso» replicano a brutto muso dalla regione guidata da Nicola Zingaretti che è anche segretario del Pd. È chiaro che la questione è diventata politica.

La Lombardia, si sa, è guidata dal leghista Attilio Fontana, politicamente all’opposizione del governo giallo rosso di Roma. Su di lui si sono concentrate da subito le frizioni, sin da quando mise su Facebook il celebre video in cui lo si vedeva mentre indossava (con una certa fatica) la mascherina. Da allora è stato un crescendo di punture con Conte e in generale con Roma (chi non ricorda l’assessore Gallera sfottere le mascherine arrivate dalla Protezione civile?).

Quando la questione della Fase 2 e della ripartenza si è cominciata a porre, la questione politica si è allargata a tutto il Nord, che è governato dal centrodestra: Fontana, Zaia, Giro, Toti, Fedriga premono, sia pure con le dovute cautele, per ripartire, anche per il fatto che al Nord gira il motore produttivo nazionale che, se si ferma, manda più o meno tutti gli Italiani a bagno.

Su questo tasto – mentre da Roma si aspettano i pareri delle tante commissioni di esperti messe in piedi da Conte e dai suoi ministri – la frattura si è prodotta anche con i governatori del Sud. Di nuovo con Fontana in prima linea. «Se tu riapri, io chiudo i confini» minaccia il sanguigno governatore della Campania De Luca aggiungendo: «Capisco che Fontana sia scosso psicologicamente». Immediata e piccatissima la replica dal capo del Pirellone: «Io sono lucidissimo». Nel frattempo però la faglia si è prodotta. Che non è più solo politica ma addirittura geografica: settentrionali contro meridionali (a De Luca si sono aggiunti la calabrese Santelli e il siciliano Musumeci, peraltro entrambi di centrodestra).

Se questa è l’aria, c’è da temere anche altro: quando prima o poi la questione dei finanziamenti europei sarà stata definita, a Roma arriverà un tesoretto di parecchi miliardi da usare e distribuire. Come si procederà? Facile pensare ad un nuovo scontro e con fronti diversi: regioni-governo, Nord-Sud, centrodestra-centrosinistra. C’è da giurare che anche in quel caso si parlerà molto di Lombardia.

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