L’urgenza di arrestare
l’emorragia di liquidità

La prima urgenze delle imprese oggi è la disponibilità di cassa. Il fatturato si è bloccato da settimane e non si sa quando e come ripartirà. Questo si traduce inesorabilmente in una crisi di liquidità perché le entrate vengono meno mentre le uscite, anche se ridotte a motivo del fermo produttivo, continuano. Ecco perché il primo passo da fare è non privare le imprese del credito necessario ad affrontare questo periodo difficile. Poi bisognerà anche alimentare la domanda, affinché il fatturato torni a crescere, ma se non si arresta ’emorragia della cassa non ci sarà nessuna ripartenza. Ovviamente è altrettanto importante che la fase di apnea sia il più breve possibile e quindi che la riapertura delle attività avvenga in tempi ravvicinati.

Il governo ha deciso di affrontare questa necessità con tre linee di azione coordinate: preservare il credito esistente, garantire l’accesso a nuove risorse, aprire un vastissimo ombrello di garanzie pubbliche. Il primo intervento è stato attuato in parallelo con l’Associazione Bancaria e consente, secondo modalità diverse, una moratoria generalizzata sui crediti in essere. In sostanza, i finanziamenti a breve non potranno essere revocati e il rimborso di quelli rateali è rinviato da 6 a 12 mesi. Senza oneri aggiuntivi per i debitori (il che vuol dire con oneri di rinegoziazione e rinvio a carico delle banche).

In questo modo, insieme al rinvio delle imposte, in verità molto più selettivo e corto, si evita che le imprese siano private dell’assistenza creditizia in essere e che debbano depauperare le scorte di cassa per pagare le rate in scadenza. Ma il calo del fatturato comporterà anche un incremento del fabbisogno di liquidità per compensare i mancati incassi. Ecco perché diventa necessario poter accedere a nuove linee di credito, quelle per le quali è stato previsto un accesso automatico o quasi automatico in funzione della dimensione dell’impresa. In via eccezionale, in moltissimi casi non si procederà neppure a misurare il merito di credito del richiedente, anche al fine di rendere più spedite le procedure. Il rimborso dei nuovi crediti è su base pluriennale e i tassi di interesse molto prossimi allo zero. Perché tutto questo funzioni, si è reso necessario stendere una gigantesca rete di garanzia statale che consenta alle banche di rinunciare a valutare i crediti.

Al di là di alcuni aspetti perfettibili, non pochi in verità, l’impostazione è sostanzialmente corretta. Forse è anche troppo generosa perché i filtri previsti sono pochissimi, una scelta a vantaggio della celerità di intervento. Non si può escludere che molti ne approfitteranno anche senza averne particolare bisogno, ma temo sia inevitabile. Bisogna chiarire che non si tratta di denari sborsati dal governo ma da questi soltanto garantiti, mentre l’erogazione avverrà da parte delle banche. Ciò significa che non impatta neanche sul fabbisogno pubblico e quindi sul debito dello Stato: questo effetto si avrà se e nella misura in cui i crediti garantiti non saranno rimborsati. Ovviamente, è prevedibile che ciò avverrà in misura non trascurabile.

Restano due preoccupazioni: che il circuito si attivi davvero molto rapidamente, e questo richiede un impegno enorme da parte delle banche; che l’Europa avalli il disegno senza appellarsi al fatto che questi supporti potrebbero essere visti come aiuti di Stato alle imprese. Ma se uno Stato non aiuta le sue imprese e i suoi cittadini in situazioni di questo tipo non si capisce perché esiste. C’è un’altra cosa che il governo dovrebbe fare subito: sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese. Questi sono soldi veri, che non devono neanche essere restituiti.

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