Malaffare, il punto
di svolta dell’Europa

È un giudice romeno il nuovo capo della procura europea anti-frode. Laura Kövesi è la bestia nera dei politici corrotti. Da magistrato responsabile della direzione anti-corruzione della Romania ha fatto eseguire 1.138 condanne di politici, giudici corrotti e faccendieri e questo solo nel 2014. Un impegno che le è costato l’ostilità perenne della classe politica. Chi pensa alla Romania come un lontano Paese dimentica che l’Italia ha un indice di corruzione percepito al 53° posto nella classifica di Transparency international mentre la Romania è al 62°.

Il malaffare incide in Italia per un valore di 60 miliardi, dati della Corte dei conti, ma non impedisce al Paese di essere al settimo posto nella classifica dei Paesi industrializzati con quote invariate di valore aggiunto mondiale. E questo spiega la differenza di nove posizioni rispetto a Bucarest. Ma se guardiamo l’indice dei Paesi che sono nostri diretti concorrenti si registra che all’Italia non corrisponde uno status adeguato al suo ruolo di potenza industriale. La Germania al pari della Gran Bretagna è all’11° posto.

La Francia al 21°, il Portogallo al 30° e la Spagna al 41°. La geografia parla chiaro tre regioni - Lombardia, Veneto, Emilia Romagna - producono da sole circa il 50% del Pil nazionale. Il resto del territorio si riassume in sforzi di singoli soggetti economici encomiabili ma frenati da arretratezza, ritardi di innovazione, rendita parassitaria cioè in una parola sottosviluppo. L’Italia è l’unico Paese industriale avanzato che ha di fatto demandato parti della sovranità territoriale alle mafie. Il vero prodotto di esportazione in certi territori è la criminalità organizzata che infatti si espande non solo all’estero ma anche nel Nord Italia ed ha condizionato la vita politica, come recenti indagini della magistratura hanno portato alla luce. Questo è il Paese dove svolgere il proprio dovere di procuratore in prima linea nella lotta alle mafie comporta la segregazione dal vivere civile. È come esercitare un’attività in un campo nemico. E la cosa si comprende se è la mafia locale la prima dispensatrice di posti di lavoro e di influenze politiche, di raccomandazioni per ottenere l’impiego pubblico. Un circolo vizioso che non si spezza senza una chiara volontà politica. I partiti su questa vicenda tacciono, in parte per connivenza in parte per rassegnazione. Questo vuoto va colmato dalla classe dirigente. Ecco perché la nomina di Laura Kövesi può essere un punto di svolta. Una politica europea di solidarietà per i Paesi impegnati nella lotta al sottosviluppo comporta misure economiche ma anche civili. Se il portafoglio agli Affari economici della Commissione Europea va all’Italia, con un debito pubblico tra i più elevati al mondo, e lo strumento per la lotta alla frode di bilancio e all’evasione dell’Iva alla Romania, tra i più corrotti dell’Ue, anche la periferia comincia a percepirsi in questa Europa come attore di un destino condiviso.

Sarà un caso ma il presidente della Romania Klaus Johannis è della Transilvania ha origini sassoni, come si evince dal nome, ed ha un indice di popolarità intorno all’ 80%. Il suo merito? Non essersi piegato a compromessi e aver dimostrato che si può far politica con correttezza e decoro. La società moderna alla fine vuole questo: trasparenza, etica nell’innovazione, responsabilità. L’Italia ha un grande potenziale economico, grandi risorse umane, necessita di una classe dirigente. Quella che c’è non basta. Come diceva il grande linguista Giacomo Devoto l’Italia ha due anime : una longobarda l’altra bizantina. Ecco perché c’è bisogno del Nord industrializzato del Paese e dell’ Europa.

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