Pastore affidabile
Leader globale

Al mondo occorre un «Buon Pastore» nei tempi difficili della pandemia. E così ieri Papa Francesco ne ha tratteggiato il modello prendendo dalla storia gli esempi buoni e cattivi. Qual è il senso di Bergoglio per il «Buon Pastore»? Non è una persona mite e solo affettuosa. È soprattutto una persona giusta. La traduzione più fedele di «buon pastore» è persona che «va bene», modello perché affidabile. È uno che cammina e parla, uno che la gente segue, ne riconosce il ruolo e la funzione soprattutto nei tempi perigliosi. Lo fa per non perdersi, per non finire a seguire falsi profeti e falsi pastori e farsi sfruttare in nome di interessi non sempre virtuosi. Jorge Mario Bergoglio è uno affidabile, pastore giusto che in queste settimane ha trovato parole oneste e gesti perfetti per tenere testa a chi bestemmiava di catastrofe in nome di Dio e contemporaneamente è riuscito nell’impresa di avvertire preventivamente sui tentativi di lucrare dalla pandemia più potere, più soldi, più consenso.

Francesco ha utilizzato il magistero quotidiano di Santa Marta per parlare chiaro e in modo assai semplice. La gente lo ha capito e quell’appuntamento alle sette di ogni mattino è diventato il modo giusto di iniziare per molti la giornata.

Ieri ha ricordato i «pastori preti» e i «pastori medici», persone che curano il bene della gente fin alla resa della vita. Qualcuno si stupirà perché subito dopo ieri il Papa ha lanciato una accusa pesantissima sui «finti pastori». Con chi ce l’aveva? E via di letture politiche e polemiche sul solito Bergoglio che non si trattiene. Eppure il Papa non ha fatto altro che raccontare il Vangelo. Al tempo di Gesù, come in tutta la storia, i «finti pastori», le guide cieche, gli sfruttatori del popolo in piena consapevolezza, operavano con scaltrezza attraverso l’uso disinvolto di istituzioni politiche e religiose.

Oggi è davvero diverso? Sfruttare si declina anche con disinformare o informare parzialmente o semplicemente nascondere. Un pastore giusto e affidabile che comprende le angosce del popolo non ha altro modo che le parole per scardinare l’opera dei «finti pastori». Per questo Bergoglio ieri ha chiesto «collaborazione internazionale» insieme a «trasparenza e disinteresse» sul vaccino che verrà, insieme al suo accesso «universale». Francesco è preoccupato per i poveri e lo ha detto più volte in queste settimane. Così come è infastidito dagli azzeccagarbugli del consenso religioso, più adoratori di idoli che del corpo di Cristo che è oggi l’umanità dolente sulla quale si chinano i «pastori medici» e i «pastori preti». Le sue parole confermano che è un pastore affidabile, un leader globale, per dirla più laicamente, consapevole della gravità della posta in gioco, che intreccia vera devozione, dialogo con la scienza, collaborazione internazionale per rimettere a posto un sistema di globalizzazione economica che alla prova ha dimostrato tutti i suoi limiti. Le religioni vi sono dentro drammaticamente e hanno dovuto rimodulare molte azioni, difficile per tutti cristiani, musulmani, ebrei. Se sarà stata anche l’occasione per scoprire una fede più salda e meno rituale lo dirà il tempo.

Francesco intanto continua a camminare in testa a tutti, senza alcun timore di finire in mezzo al fuoco incrociato di conservatori o ultraprogressisti anche per una semplice preghiera. Ieri ha accolto la proposta dell’ “Alto Comitato per la Fratellanza umana”, composto da cristiani, musulmani e ebrei e nato dopo la Dichiarazione di AbuDhabi, per pregare Dio «con una voce sola» il prossimo 14 maggio, perché il rischio che un virus possa minare ulteriormente la fratellanza, siamo onesti, oggi nel mondo c’è.

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