Rivoluzione ambientale
Costi sociali da limitare

Tutti in piazza con Greta per l’ambiente. In migliaia a Milano con Fridays for future. Dietro alla piccola e tenace ragazzina vi è il problema del secolo. Come mantenere all’umanità il livello di benessere raggiunto senza portare il pianeta all’autodistruzione. Solo questo spiega il suo successo. L’evidenza del cambiamento climatico coinvolge fette sempre più ampie della società soprattutto nelle metropoli. E tuttavia le comunità nazionali sono lacerate dalle diseguaglianze e hanno difficoltà a sopportare i costi di una rivoluzione vista da molti ancora come un lusso dei benestanti. Il calo dei Verdi rispetto alle previsioni, alle recenti elezioni in Germania, spiega che non si può predicare come i primi della classe sui vantaggi delle energie alternative. Occorre poi misurarsi sui costi sociali che questo comporta. Guardiamo all’impatto delle bollette della luce e del gas e capiamo che un simile spostamento all’insù delle tariffe non è sopportabile a lungo termine. Le misure adottate dai governi a fronte del rincaro delle bollette elettriche sono solo un aiuto a tempo. E il prezzo raggiunto, nonostante gli auspici del governo, è improbabile che cali.

Sul tema l’economista Veronika Grimm membro della commissione di consulenza del governo federale di Berlino è chiara: «Il maggior fabbisogno di energia generato dalla rivoluzione energetica porterà alla crescita dei prezzi». La riconversione all’elettrico comporta un aumento delle capacità produttive che non è possibile ottenere a breve termine. Una start up danese dà la possibilità di verificare il consumo di energia nei singoli Paesi: di giorno le rinnovabili dei pannelli solari la fanno da padroni ma poi di notte di colpo sale l’energia prodotta dal carbone. Per immagazzinare l’ energia prodotta ci sono difficoltà e i costi sono elevati. Questo è il grande limite. Morale: si diffonde l’ansia di una nuova povertà. Quella da riscaldamento.

In Germania l’uscita dall’atomo ha comportato un aumento del costo energetico al quale si vuol sopperire con il nuovo gasdotto North 2 che attraverso il Mar Baltico porta il gas nelle case tedesche e in Europa. Ma anche su quel fronte le tariffe crescono perché a maggiore domanda il prezzo aumenta. E questo lo sanno anche a Mosca. Va da sé che i costi per il trasporto son destinati a subire dei rincari. Il prezzo dei carburanti incide ed è destinato a salire. E non è solo la mobilità. Per far fronte alla sostenibilità anche le aree di edificazione vanno ridotte. In Germania dal 1992 al 2019 il consumo del suolo era di 180 ettari al giorno. Entro il 2030 deve ridursi a 30 ettari giornalieri. Sempre tanti se si guarda la cementificazione fatta negli anni passati. E tuttavia anche questo comporta una rinuncia. Costerà di più acquistare casa, pagare gli affitti. Lo stesso vale per le assicurazioni che già devono premunirsi dal cambiamento climatico. Alluvioni, trombe d’aria non sono più una rarità e incidono sulle polizze. Si fa dunque presto a gridare alla rivoluzione, in questo caso verde. Occorre poi anche pensare al dopo.

Una cosa è certa: non possono essere le classi già ora svantaggiate a subire. Assisteremmo ad una rivoluzione al contrario all’insegna di: meglio un uovo oggi che una gallina domani. Un’altra certezza è che i costi andranno spalmati tra i vari ceti sociali, ovvero il cosiddetto ceto medio. Ma anche così non basterà perché la bolletta energetica è composta per la metà da tasse e tributi. Qui lo Stato dovrà fare la sua parte. E lo farà con soldi a credito. Ad una condizione: la crescita economica dovrà essere stabile e costante. Se l’economia tiene e si crea valore aggiunto allora diventa possibile distribuire equamente le spese del cambiamento energetico e far fronte alla sfida del secolo.

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