Salute pubblica
Il diritto prevale

Siamo un Paese nel quale si riescono a complicare questioni piuttosto lineari. La vicenda del Green pass ne è un esempio significativo e, a suo modo, istruttivo. La decisione di adottare uno strumento di certificazione delle avvenute vaccinazioni non soltanto è lecita, ma è specificamente idonea per tutelare la salute della collettività. Con un attento dosaggio l’obbligo di avere e mostrare il certificato è stata una scelta saggia e logica nella strategia di contrasto della pandemia. Ciò nonostante, non sono mancati dissensi e proteste, variamente motivati.

Fin qui siamo nella fisiologia del confronto democratico e della libertà di opinione. Il quadro è cambiato radicalmente allorché alla guida dei dissenzienti - espressione di disagio sociale - sono arrivati gli squadristi neofascisti, che hanno strumentalizzato la rabbia e il malcontento, trasformandolo in assalto ai presidi della democrazia. Nella babele delle rimostranze emergono posizioni e pretese a dir poco stravaganti. Due esempi soltanto. Ieri alla radio un rappresentante di portuali in sciopero a Trieste ha candidamente detto che essi chiedevano semplicemente che il governo desse loro la possibilità di fare una scelta. Come se non l’avessero già fatta: non si sono vaccinati, ma pretendono di andare al lavoro ugualmente, mettendo a repentaglio la salute altrui. Vi sono poi affermazioni che disgustano come «dittatura sanitaria», che offendono la coscienza comune e distorcono la realtà: le misure adottate dall’inizio della pandemia sono state rivolte a tentare sia di frenare il contagio, sia di evitare il più possibile il dilagare della malattia. Naturalmente, sono stati commessi errori, alcune soluzioni si sono rivelate inadeguate, ma siamo un Paese al quale viene universalmente riconosciuto di aver operato al meglio di fronte a un nemico del tutto sconosciuto, che ha mietuto milioni di vittime in tutto il mondo.

Tra gli aspetti che più colpiscono nel comportamento dei no-vax (anche tra coloro che non si mescolano tra i mestatori e i violenti) emergono il rifiuto testardo della scienza e della strategia di contrasto al Covid. Una recente stima di organismi internazionali ha concluso che il numero di morti «sospette», legate del vaccino anti coronavirus, ascende a un caso ogni 5 milioni di somministrazioni. Inferiore a molti dei rischi nell’assunzione di quasi tutte le medicine. Chi non vuole vaccinarsi è libero di non farlo, ma non può pretendere di «essere libero» di mettere a repentaglio la salute di altre persone e di vanificare lo sforzo di chi responsabilmente partecipa alla battaglia contro il Covid, vaccinandosi, rispettando le regole di distanziamento. Sotto questo aspetto è giusto e necessario mettere in luce che la percentuale di cittadini che ha capito l’importanza sia del vaccino che dell’obbligo del Green pass è particolarmente elevata, avendo l’Italia raggiunto l’80% delle persone vaccinate sulle aventi diritto. Un dato che dimostra la giustezza degli sforzi fatti dal governo Draghi e anche da quelli precedenti a tutela della salute collettiva. Chi fantastica di provvedimenti liberticidi rivela malafede o ignoranza. Accanto al diritto individuale (garantito dall’articolo 32 della Costituzione) alla tutela della salute esiste il diritto/dovere dei poteri pubblici (ugualmente previsto dalla Costituzione) di operare per la salvaguardia della salute pubblica. Non vi è dubbio che il secondo va, di norma, ritenuto più rilevante. Tant’è che le leggi prevedono anche trattamenti sanitari obbligatori in caso di malati che per ragioni ideologiche, religiose o culturali non vogliano farsi curare.

Il governo sta, con lodevole fermezza, operando per debellare la pandemia. I provvedimenti che vengono presi di volta in volta possono e devono essere via via affinati, tenendo conto della loro proficuità e di esigenze specifiche. Ma il governo non può e non deve retrocedere, altrimenti finirebbe per dare ragione a minoranze tanto esigue quanto rumorose e, in molti casi, violente. Schierarsi dalla parte del governo, nell’attuale situazione, significa mettersi dalla parte della democrazia.

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