Santi, l’impossibile
che si fa vicino

Sembra ieri, ma è un mondo che si è dissolto: c’erano le riviste di carta, al centro un poster da appendere in stanza. Era accompagnato da un articolo con altre fotografie, unica fonte disponibile per sapere di un attore o un cantante. Da piccolo ogni anno prendevo un quaderno utilizzato a metà nell’anno scolastico precedente, ritagliavo da «L’Eco» le foto in biancoenero dei giocatori dell’Atalanta, le incollavo e il giovedì stavo ad aspettarli fuori dagli spogliatoi dello stadio perché mi facessero l’autografo. Un giorno Eugenio Perico mi disse una cosa del genere: arriverà il momento in cui guarderai questo quaderno e non ci troverai niente di speciale. Sarà, pensai. Ma in quel momento mi sembrava di avvicinare l’impossibile.

La stanza di un adolescente oggi è meno ingombra di poster di carta: le immagini se le porta in tasca, scaricate sul suo smartphone. Ma il meccanismo è lo stesso: i sogni prendono la forma di personaggi famosi, quelli che nell’immaginario comune hanno sfondato e hanno avuto successo. Portare con sé la loro immagine aiuta a coltivare i propri sogni: se ce l’hanno fatta loro…La fede cristiana ha iniziato molto tempo prima. L’invito di Gesù aveva il sapore dell’impraticabile: «Siate santi come il Padre», dice nel vangelo di Luca. E come se non bastasse, Matteo aggiunge: «Beati i miti, i misericordiosi, gli operatori di pace…». Follia pura ma necessaria per evitare che il nostro si trasformi in un mondo disumano. All’inizio erano solo martiri: in loro bisognava trovare il coraggio anche solo di confessare la propria fede, perché si rischiava la vita. Ci si faceva seppellire a ridosso delle loro tombe, sicuri che sarebbero stati i primi a trovare salvezza. Alla loro ombra si poteva dire: «Non sarò stato bravo come loro, ma ci ho provato anch’io». Poi la storia si fece più lunga: alcuni furono menti capaci di sondare il mistero di Dio e scriverne in abbondanza, altri ebbero colpi di testa così geniali da rinnovare la vita della Chiesa in tempi difficili almeno quanto i nostri e raccolsero attorno a sé schiere di fratelli e sorelle poi chiamati frati e suore. Quando i tempi si calmarono, arrivarono i maestri di spiritualità e poi ancora i missionari di mondi lontani e gli eroi della carità che non ebbero paura di andare incontro ai bisogni di un mondo che cambiava molto in fretta.

La formazione alla vita cristiana per buona parte degli adulti è passata dalla narrazione delle vite dei santi. Fu un esercizio facile, quando la televisione era ancora in bianco e nero e fatta di due canali. Servivano meno parole per convincere un cuore, ma ci voleva pur sempre una storia per non perdersi d’animo di fronte all’impossibile. Anche oggi non è pensabile chiedere a dei giovani di appassionarsi a una forma di umanità che appare inarrivabile, senza la narrazione di qualcuno che ci è riuscito. Lo «state buoni se potete» di San Filippo Neri funziona per quello che lui è stato, non perché il concetto sia attraente in sé. E infatti il suo oratorio era fatto di narrazioni di vite di santi a giovani la domenica pomeriggio.

Oggi si è eroi se si canta, danza, recita in un talent, o se si sa spadellare davanti alle telecamere. Anche saper scegliere i vestiti e offrire indirizzi su dove comprarli, aiuta. Ma la dedizione agli altri in nome del Vangelo, non fa parte del catalogo delle virtù eroiche di questo tempo. Eppure dovremo pur dire ai giovani cosa potrà restare di noi e di loro. In questi giorni passeggeremo tra i viali dei cimiteri e tra i ricordi di chi ci ha preceduto: cercheremo di trattenere dei nostri cari solo le cose buone; sentiremo che ancora leniscono le nostre debolezze e fragilità: non c’è di loro tesoro più grande. Raccontare l’umanità di Gesù declinata nella vita anche di quei santi che non sono nel calendario è difficile, ma è un compito a cui non possiamo rinunciare perché il mondo possa essere un posto dove la violenza rapace dell’egoismo non prenda il sopravvento su tutto.

Quest’anno molti se ne sono andati in solitudine e senza poter dire loro un’ultima parola. Quella parola non li avrebbe salvati, ma avrebbe reso la loro partenza più lieve. Questo dobbiamo dire ai giovani: che i santi sono quelli che fanno cose inutili per ciò che vorremmo immediatamente, ma sono cose indispensabili per rendere ragione di ciò che siamo e onorare la vita come un dono di Dio.

Al museo di storia naturale di Washington c’è un pezzo di Luna portato sulla Terra dagli astronauti. È l’impossibile che si fa vicino. I cristiani non vivono una vita diversa da quella degli altri, ma sanno dare ad essa i sentimenti di Gesù: guardare a Lui, attraverso l’esperienza dei Santi, significa vedere quell’impossibile necessario che si fa un po’ più vicino a noi.

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