Scuola smart?
Per ora, caos

Quest’anno, l’anno zero della scuola, fare lezione è anche un problema di traffico, se è vero come è vero che 15 mila studenti a Bergamo rischiano di rimanere senz’autobus poiché, come denuncia il sindaco Gori, diversi istituti rifiutano i doppi turni e non ci sono automezzi per tutti. Se aggiungiamo il fatto che molti plessi scolastici sono dislocati in centro, o nelle vicinanze di un ospedale, allora il rientro a scuola è una sorta di caos annunciato che rischia di paralizzare la città, semmai ce ne fosse bisogno e non fosse già abbastanza congestionata. Le difficoltà paventate sono un classico esempio di come l’interpretazione dell’autonomia scolastica, prevista fin dal 1997 con la legge Bassanini, possa essere un’arma a doppio taglio. Se male interpretata, se decontestualizzata dal sistema (scolastico, cittadino, nazionale, formativo) si trasforma in anarchia e non in una buona pratica tesa a migliorare la risorsa più importante di cui dispone una società civile.

Certo, si capiscono i malumori: prevedere diversi orari di entrata e di uscita e doppi turni comporta un supplemento di lavoro, un carico organizzativo e tante difficoltà da parte dei dirigenti e del personale scolastico. Ma siamo all’anno zero della scuola e quello di una nuova, radicale organizzazione è una delle sfide che ci attendono, come gli ingressi scaglionati o contingentati per evitare pericolosi assembramenti forieri di contagio. Pensare che si possa tornare in classe come nei precedenti anni scolastici è una follia, perché vuol dire non capire che dopo il Covid, che è ancora tra noi, niente sarà più come prima, non solo nell’organizzazione aziendale ma anche tra i banchi. La nozione di smart working, soprattutto dell’aggettivo «smart» che vuol dire «brillante», «intelligente», «flessibile» deve applicarsi anche al pianeta scuola. Ma pare che molti presidi fatichino a capire. Così come sono un segnale allarmante le «defezioni» dei professori che hanno marcato visita per non tornare a insegnare in tutto il Paese.

Quella che ci attende è una vera e propria rivoluzione scolastica, a partire dai banchi: si era parlato di postazioni singole e avevano fatto discutere le sedie con rotelle e tavolino incorporato, ottime per mettere in soffitta la «lezione frontale» ma anche per generare confusione e rumore in classe e nei corridoi, poi i tavolini trapezoidali singoli a spicchio che possono essere usati singolarmente oppure accorpati. Le lezioni si accorceranno e forse molti torneranno a scuola il sabato mattina poiché ha dichiarato il ministro Azzolina «non si potrà perdere neanche un minuto del monte orario». Si potranno creare nuovi spazi di «edilizia leggera» per aumentare le distanze: quanti hanno lasciato perdere per non incorrere nei «niet» della Provincia, che ha la delega dell’edilizia scolastica?

Bisognerà indossare la mascherina in uscita e in entrata (gli immunodepressi anche in classe), nei corridoi e nelle aree di passaggio. Verrà misurata la temperatura di docenti e alunni: immaginatevi le difficoltà, anche se il ministro ha chiarito che la responsabilità delle misurazioni è delle famiglie. Anche gli ambienti e le superfici richiederanno un supplemento di igiene, dovendo disinfettare tutto il più possibile ripetutamente (nei corridoi dovrà essere presente il gel igienizzante). Le modalità della mensa andranno ripensate. Nelle aule dovrà mantenersi una distanza di almeno due metri quadrati tra banco e banco e tra cattedra e banco.

Insomma, quest’anno il ritorno a scuola è un ritorno alla normalità «ammaccata»: ci sarà da recuperare la capacità di ascolto e di insegnamento, bisognerà affrontare un nuovo modo di far lezione. E forse anche per motivi organizzativi l’essersi sbarazzati delle lezioni in webinair, ovvero via Internet, pur con tutte le difficoltà (e diseguaglianze per chi non disponeva di un buon pc o della connessione wi-fi) che questo metodo comportava, è stata una decisione un po’ troppo frettolosa da parte del ministro dell’Istruzione. Ma così è (se vi pare). Sta per ripartire un altro difficilissimo anno, sperando che non sia solo un altro giro di giostra al rallentatore.

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