
L'Editoriale
Mercoledì 13 Agosto 2025
Spiagge vuote e quei rinvii delle gare per i balneari
ITALIA. Il mezzo deserto sotto gli ombrelloni lungo le patrie spiagge agita l’estate politica, e Matteo Renzi non si tira indietro dall’intingere nel curaro i suoi tweet anti-Meloni prendendosela con le vacanze in Grecia della premier che seguono quelle albanesi del 2024.
Ma lei, l’interessata, non se la prende tanto con il sarcasmo del suo predecessore quanto con la segretaria del Pd, Elly Schlein, che attribuisce proprio alla politica del centrodestra sui salari – troppo bassi – e sulle bollette – troppo alte – l’estate italiana ritratta in mille post su Instagram e gli altri social: «Le famiglie rinunciano alle vacanze perché si sono impoverite e non sanno come fare fronte all’aumento dei prezzi, proprio mentre il governo fa finta di non vedere» attacca la leader di via del Nazareno.
Ecco, a questo Meloni proprio non ci sta: «Falsità! Gli arrivi di turisti in Italia sono milioni e in crescita», che non è però esattamente ciò che le rimprovera l’opposizione, e cioè non tanto la diminuzione del turismo straniero in Italia (che non c’è, dati alla mano) quanto il fatto che sono molti italiani a non potersi più permettere le tradizionali settimane di vacanza in agosto. Ma la controreplica della presidente del Consiglio è in linea con la tradizione della destra: «Siete anti-italiani, chi ama la Nazione non la scredita agli occhi degli stranieri, così la si danneggia».
Ma la questione vera resta quella degli aumenti delle tariffe degli stabilimenti balneari, che variano di regione in regione con picchi soprattutto in Puglia, e della contestuale diminuzione delle presenze: meno 34 per cento secondo Altroconsumo, meno 15 per cento stando al sindacato stesso dei titolari delle concessioni balneari. Quindi qualcosa di vero c’è, nonostante che i giornali di area governativa sparino titoli in prima pagina per prendersela con «la sinistra che dice bugie» e che «vorrebbe regalare gli stabilimenti balneari alle multinazionali».
Le gare per le concessioni
In ballo la vecchia, vecchissima questione delle gare per le nuove concessioni che il centrodestra continua a rinviare nonostante diversi richiami dell’Europa a mettere in pratica la direttiva Bolkenstein», forse uno degli spauracchi elettorali preferiti proprio dalla destra che non ha mai nascosto di considerare i balneari come un proprio giacimento elettorale da tutelare. Sul banco degli accusati la logica - che l’economista Veronica De Romanis definisce «economia delle tribù» - che prevede appunto il rinvio delle gare, la proroga delle concessioni in atto, la mancata revisione dei canoni di concessione molto al di sotto degli incassi garantiti dall’affitto di ombrelloni, sdraio, lettini e pattini e dai proventi dei servizi di ristorazione.
È il punto su cui l’opposizione batte di più reclamando non solo le gare ma anche il rispetto delle norme europee che prevedono alte percentuali di spiagge da lasciare libere. Tanto che nei giorni scorsi il sindaco di Roma Roberto Gualtieri (Pd) ha personalmente presieduto all’abbattimento di uno stabilimento balneare del lido di Ostia che era completamente abusivo e persino con una proprietà in odore di mafia: al posto dello stabilimento il Comune attrezzerà una spiaggia libera a prezzi calmierati.
La battaglia politica va avanti da molti anni e non si esaurirà certo in tempo breve, anzi c’è da immaginare che sarà uno degli argomenti più gettonati alle prossime elezioni regionali d’autunno: da una parte la sinistra che rinfaccia al governo l’impoverimento delle famiglie italiane, dall’altra la destra che rimanderà le responsabilità ai governi del passato a prevalente gestione piddina.
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