Tutto ciò che è umano deve restare un dono

Il COMMENTO. Wish for a Baby (desiderare un bambino), la fiera internazionale della riproduzione assistita, ha aperto i battenti ieri a Milano. Si tratta di un «evento informativo e non commerciale» come è stato specificato, che si è già svolto a Parigi e Berlino.Tuttavia la presenza di agenzie come la turca Acibadem, specializzata tra le altre attività in procreazione medicalmente assistita, e la spagnola Barcelona Ivf, che fa riproduzione assistita anche per coppie di donne e donne sole, la Cryos banca internazionale del seme, fanno presagire che non si tratti di un congresso medico per la cura dell’infertilità un seminario che analizza le cause della sterilità di molte coppie.

Ma piuttosto l’occasione per conoscere in quali cliniche all’estero è possibile trovare gameti maschili e femminili e effettuare anche la maternità surrogata. Pratica vietata in Italia. Nel nostro Paese e in bergamasca, come è stato documentato questa settimana sul giornale, siamo in piena emergenza demografica e un evento di questa portata potrebbe approfondire il dibattito sulla natalità, sul desiderio legittimo di genitorialità e sulla rimozioni delle cause sociali e economiche che impediscono ai giovani di essere genitori e avere una famiglia. Invece, la presenza di operatori internazionali specializzati sulla procreazione medicalmente assistita, rischia di essere un modo, neppur troppo nascosto, di far incontrare «la domanda e l’offerta». Evitando alle persone di rivolgersi ai nostri ospedali per verificare l’infertilità e le possibili vie per avere un figlio, come prevede la Legge 40.

La questione è che la procreazione medicalmente assistita unita alla pratica dell’utero in affitto può permettere a chiunque lo desideri di avere un bambino scegliendo le sue caratteristiche somatiche. Il figlio diventa così un «prodotto» di laboratorio, commissionato e poi «adottato» da persone che possono anche non avere alcun legame biologico con lui. È giusto diventare «genitori» in questo modo?

Si va a infrangere il legame naturale del figlio con i propri genitori, gli si nega la possibilità di conoscere la propria madre o padre biologico, si crea una situazione di confusione relazionale essendo stato concepito da gameti diversi e portato in grembo da una donna che poi non sarà sua madre. Se poi i committenti sono coppie omosessuali o lesbiche si va a ledere il diritto del bambino ad avere un padre e una madre, ad essere educato in una famiglia dove è presente la doppia figura genitoriale. Neonatologi e psicologi dell’infanzia segnalano la necessità della doppia relazione materna e paterna, con la figura femminile e maschile, per l’allattamento e lo sviluppo del bambino. La maternità surrogata o «gestazione per altri» è lesiva della dignità della donna perché permette a persone ricche di usare l’utero per la gestazione del «loro» bambino. Fino all’arrivo dell’utero artificiale, già annunciato dalla tedesca EctoLife, che permetterà di produrre bambini completamente in laboratorio. Ma questo modo di venire al mondo è rispettoso della dignità di una persona? Potremo ancora dire a un bambino: «Tu sei frutto dell’amore di mamma e papà»?

Nel caso di questa «fiera» dobbiamo però chiederci seriamente se oltre ad alimentare il commercio della cosa più preziosa che abbiamo, la vita di una persona, non sia anche un danno alla convivenza sociale. Infatti, creare disuguaglianze tra bambini, tra chi può permettersi di pagare e chi no, innescare una serie di situazioni giuridiche incerte circa l’identità biologica e i doveri dei diversi «genitori», bypassare le leggi di uno Stato, non favoriscono certo la coesione e l’uguaglianza. C’è poi il pericolo di aprire la porta a una cultura della progettazione artificiale della vita umana che non può non avere ricadute antropologiche potenzialmente molto pericolose. Senza essere catastrofisti, ma la tecnoscienza applicata alla biologia umana, sta aprendo scenari impensabili pochi anni fa, per cui anche le normative andrebbero adeguate velocemente. Non possiamo favorire l’eugenetica, la selezione dei bambini «migliori» per capacità intellettuali, forza fisica o razza e neppure finire nel transumanesimo con la fusione delle capacità cognitive dell’essere umano e la potenza computazionale della macchina. Tutto ciò che è umano, dai gameti all’embrione, dal concepimento al parto, devono rimanere nell’ambito del dono. Superare questa soglia pensando di migliorare o potenziare l’essere umano vuol dire cedere al dis-umano e forse all’anti-umano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA