Usa, fa paura
lo smarrimento
È stato invece corrispondente al penoso confronto pubblico degli ultimi mesi. Trump, che si è scoperto giustizialista, invoca «legge e ordine», ma ostenta quasi indifferenza per il malfunzionamento del sistema (nessuna polizia al mondo, forse, ha il grilletto facile come quella americana) e il fardello di discriminazioni sopportato dalle minoranze. Biden fa la persona per bene, vorrebbe i voti degli afroamericani ma teme di compromettersi agli occhi degli elettori bianchi. Per non parlare degli accenni di guerra civile nelle grandi città, di una stampa mai così faziosa e schierata, di un apparato giudiziario ormai succube delle divisioni politiche (si vedano le polemiche sulla Corte Suprema), di un apparato politico-sanitario incapace di affrontare il Covid 19 in maniera degna di una superpotenza.
Ma non è tutto. Lo smarrimento degli Usa, che tuttora vorrebbero indicare al resto del mondo i criteri di comportamento tra le nazioni e gli standard della vita associata, si è visto tutto nell’assurda polemica aperta con la Santa Sede da parte di Mike Pompeo, segretario di Stato americano. Trump è da tempo impegnato in un lungo scontro con la Cina, ormai percepita come il più scorretto e insidioso rivale per la supremazia planetaria. A gennaio è stato raggiunto un primo accordo, mentre la seconda fase, tra la repressione a Hong Kong e l’insoddisfazione americana, è del tutto bloccata. La Cina, per Trump, è anche un buon argomento per la campagna elettorale. Il Covid 19 è per lui il «China virus», il virus con cui la Cina, mentendo o forse facendolo apposta, ha messo in difficoltà gli altri Paesi.
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