Vecchia scuola addio
Necessario cambiare

È accaduto l’inimmaginabile, su tanti fronti della nostra vita. Non ultimo, abbiamo visto bloccare, dall’oggi al domani e per mesi, in Italia come nel mondo, una quantità immensa di persone che ruota intorno alla scuola: per intenderci, nel nostro solo Paese si tratta di 8,5 milioni di allievi, 1,5 milioni di persone che ci lavorano, 17 milioni di familiari accompagnatori. Spariti dalle nostre strade, dai luoghi condivisi, dal comune vivere civile. Eppure, la scuola c’è, ha continuato ad esserci: lo sanno bene quei tanti genitori che,
a volte tra mille difficoltà, hanno dato vita ad un’inedita versione di homeschooling, di scuola parentale, non certo scelta in nome di principi libertari, ma imposta dall’intenzione di non interrompere il processo formativo dei propri figli.

Lo sanno i molti docenti che, con balzo inaspettato, hanno superato le resistenze che, per decenni, avevano frenato la loro formazione digitale attravers o infiniti progetti ministeriali e hanno avviato ed alimentato innumerevoli percorsi didattici a distanza. Lo sanno gli allievi, i molti «piccoli» che hanno atteso volentieri il collegamento con la loro maestra, come i molti «grandi» che hanno faticato a districarsi tra appuntamenti, esercizi, verifiche, ma lo hanno fatto con intenzionale determinazione, non foss’altro che per riempire l’inaspettato vuoto esistenziale del lockdown. Qualcuno ha commentato: ci voleva la pandemia per mettere tutti insieme, genitori, allievi e docenti, sia pur nella diversità delle singole prospettive, intorno a questo processo indispensabile per qualsiasi società umana: accompagnare i propri giovani nella loro crescita, fare in modo che ciascuno di essi acquisisca gli strumenti culturali che, fatti propri, gli permettono via via di sviluppare le proprie singolari capacità e di partecipare in modo attivo e responsabile al vivere civile.

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