I quarant’anni di passione del tamburello a Torre de’ Roveri

L’anniversario La società, sorta nel 1982, festeggia il traguardo. Il presidente Gianpietro Beretta: «Uno sport affascinante e inclusivo».

Comincia per t, come tennis. E, in parte, ne condivide le regole. Non ha forse la stessa popolarità ma, sul piano delle emozioni che sa regalare, non ha nulla da invidiargli. Il tamburello ha trovato salda cittadinanza a Torre de’ Roveri dove dal 1969 esiste una società che annovera una cinquantina di atleti e si è tolta le sue belle soddisfazioni. Dal 1982, poi - e festeggia proprio quest’anno il traguardo dei quarant’anni - esiste un campo in grado di tornare praticabile in caso di pioggia a tempo di record per la formula innovativa con cui è stato costruito.

La bacheca dei trofei

I quarant’anni del campo diventano occasione per intrattenersi con il presidente Gianpietro Beretta, a sua volta ex giocatore di tamburello, su una disciplina di indubbia attrattiva. «Negli anni settanta e ottanta - ricorda in senso generale - c’è stato il boom di questa disciplina che si gioca su un campo di ottanta metri per venti e con una pallina simile a quella del tennis di cui condividiamo parte delle regole». Nel presente la squadra disputa il campionato di serie C. Ma nella bacheca dei suoi ricordi scintillano anche periodi in cui frequentò piani più alti. Tanto per gradire, figura tra i trofei un titolo nazionale di serie B. E, nel 2021, arrivò un terzo posto nelle fasi finali regionali.

«Mentre altre discipline sono magari più selettive e tendono forse a volte a scoraggiare i ragazzi noi accogliamo tutti, ci fa molto piacere vedere l’entusiasmo con cui molti si accostano a questo sport»

Tamburello è sinonimo di fascino. E anche di inclusione. Beretta non manca di sottolinearlo: «mentre altre discipline sono magari più selettive e tendono forse a volte a scoraggiare i ragazzi – spiega – noi accogliamo tutti, ci fa molto piacere vedere l’entusiasmo con cui molti si accostano a questo sport». Che, rispetto al calcio, muove importi assai minori ma non minore passione. «Per noi il tamburello ha anche una valenza sociale ed educativa – aggiunge Beretta -. Se i ragazzi vengono a giocare qui trovano il modo per aggregarsi, per restare lontano magari da strade pericolose, noi per questo insistiamo sempre molto sul coinvolgimento; gli dai tra le mani un tamburello e una pallina e può scattare la magia». E paradigmatico di tutto questo, chiosa, è «l’avvicinamento recente di due ragazzine al nostro team che si sono subito mostrate entusiaste della disciplina». E poi lui, il sano campanilismo, che non può mai mancare.

«Ci appassionano molto le sfide contro la squadra del San Paolo d’Argon ma c’è rivalità sana, siamo tutti amici, ci conosciamo»

«Ci appassionano molto le sfide contro la squadra del San Paolo d’Argon – dice Beretta- ma c’è rivalità sana, siamo tutti amici, ci conosciamo».

Un mondo di agonismo, passione e amicizia

Insomma, a Torre de’ Roveri il tamburello è di casa e ci si trova pure benissimo. Beretta regala un’ultima sottolineatura sulla particolarità di questo sport rispetto ad altre discipline portando in campo un esempio: «una squadra di tamburello è composta da cinque giocatori – dice – a differenza che in altri sport come il calcio dove a volte puoi giocare bene anche in dieci, qui, se un giocatore è buttato fuori, se ne avverte subito la mancanza in campo». Benvenuti nel mondo del tamburello. Dove agonismo, passione e amicizia si accomodano l’una di fianco all’altra abbracciandosi.

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