La lezione di Francesca e Davide: «Lo sport è inclusione, no al bullismo»

Seriate.I paratleti Cipelli e Morana ospiti dei 234 ragazzi delle medie della Sacra Famiglia. «Spesso i limiti sono quelli che ci creiamo noi».

Una mattinata intera, a tu per tu con la diversità, con la realtà che spesso non si mostra, a tu per tu con il coraggio e la determinazione. Tutti valori che erano lì presenti e palpabili, valori in carne e ossa, che parlavano, spiegavano, mostravano. E i 234 ragazzi delle medie dell’Istituto scolastico paritario Sacra Famiglia, per nulla impressionati da mani e gambe tecnologiche, hanno voluto vedere da vicino e toccare, hanno smontato le mani dal corpo e le hanno rimontate. Una mattina inusuale per una lezione ricca di energia, fiducia, risolutezza, intraprendenza. Così è stato venerdì mattina (16 dicembre), l’evento «Sport e inclusione, il bullismo non fa per noi», promosso dalla Fispes (Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali). Due ore di racconti e testimonianze dei due atleti paralimpici Francesca Cipelli e Davide Morana che per il sindaco Cristian Vezzoli «sono state più importanti di una lezione, perché si è parlato e imparato di valori che sono alla base della vita di ognuno; abbiamo imparato, io con voi, che non dobbiamo lamentarci, che i limiti sono quelli che ci creiamo noi. Abbiamo incontrato persone straordinarie».

Due ore nette senza annoiare ragazzi e ragazze delle medie è un record. Ed è ancora più record quando si riscontra l’interesse suscitato dalle domande degli studenti che volevano mettere a fuoco quanto avevano raccontato di sé due atleti della nazionale italiana paralimpica. Francesca, 26 anni, di Dolo (Venezia), a 10 anni, per un incidente nella palestra della scuola, rimedia una paresi destra. Cure e riabilitazioni finché ritrova la strada dello sport («prima» era marciatrice) con la fisioterapista Natalia Marenca. Ora è atleta azzurra, ed era alle Olimpiadi di Tokyo con il suo salto in lungo (nona classificata), disciplina che con i suoi passi, uno dietro l’altro, «è una bellissima metafora della vita in quanto ogni passo fatto è un passo verso l’obiettivo».

Davide è un atleta bionico. Non ha più mani e gambe, o meglio le ha, tecnologiche: mani mosse dai chips. Palermitano di 27 anni, a 24, nel 2018, è colpito da una meningite batterica, «gravissima malattia che può portare lesioni cerebrali, e anche la morte. Io sono fortunato. Sono sopravvissuto. E quando ho potuto tornare allo sport (faceva basket) sono anche rinato». Ha indosso protesi del valore complessivo di circa 60mila euro, per questo ci sono pubbliche sottoscrizioni per far fronte a costi così elevati. Senza mani e senza gambe, Davide ha caparbiamente raggiunto piena autonomia, se le toglie e rimette da solo, guida la macchina, partecipa a conferenze. In questo periodo è a Bergamo ad allenarsi in vista dei prossimi impegni con la «superdonna» della paratletica Martina Caironi.

«La Fispes grida al mondo la necessità di mettere al centro la diversità, perché ognuno di noi è diverso», uno dei passaggi di Sandrino Porru, presidente della Fispes arrivato apposta da Cagliari. «Anche a Seriate c’è una squadra speciale di ragazzi che giocano a calcio a 5, e l’amministrazione comunale è fiera e orgogliosa», l’intervento di Antonella Gotti, assessore allo Sport di Seriate. «Cancelliamo la parola esclusione, impariamo la parola inclusione», ha aggiunto l’organizzatrice Lidia Rossellini. «Grazie del tempo che ci avere dedicato intorno a valori importanti della vita», ha concluso suor Delia Nozza Bielli, coordinatrice delle scuole medie. Infine, il sindaco ha ricordato che «al Comune di Seriate ci sono 120 dipendenti ma il più solare, il più allegro di tutti è Ivan, il centralinista, ipovedente. È il più inclusivo di tutti, lavora e pratica podismo e ciclismo in tandem».

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