Pedrengo, uccise il cugino a martellate: condannata a 9 anni e 4 mesi

La sentenza. Per Eliana Mascheretti, accusata dell’omicidio del cugino Giuliano Mascheretti, di 73 anni, avvenuto il 20 dicembre 2020 a Pedrengo, il Tribunale ha stabilito una condanna di 9 anni e 4 mesi di carcere. Successivamente 3 anni di libertà vigilata.

«L’imputata ha avuto un raptus. Un momento di follia, nonostante volesse bene al cugino, lo avesse accolto in casa e lo accudisse da anni» era la conclusione del pm Emanuele Marchisio nel processo della sessantaduenne Eliana Mascheretti, accusata dell’omicidio del cugino Giuliano Mascheretti, di 73 anni, avvenuto il 20 dicembre 2020 a Pedrengo. La sentenza di venerdì 23 settembre conferma l’omicidio volontario chiesto dal pm e condanna la donna a 9 anni e 4 mesi di carcere, seguiti da 3 anni di libertà vigilata con trattamento terapeutico.

«Non era mia intenzione provocare la morte di mio cugino: il mio ricordo è molto fievole, non posso sapere come fosse il mio stato mentale quella sera. Mio cugino mi manca, i nostri rapporti erano altalenanti e negli ultimi tempi la relazione era difficile» ha detto Eliana Mascheretti fuori dal Tribunale di Bergamo.

La ricostruzione

Fin dal primo momento le confessioni dell’imputata, prima in fase di indagine e poi davanti al Tribunale, avevano dato un quadro chiaro della situazione, di quanto accaduto quella sera. Gli screzi tra i due si manifestarono il giorno del 20 dicembre ad intermittenza. I due avevano infatti impiegato la loro giornata per andare al cimitero, prendere un aperitivo con un altro cugino e fare la spesa per l’imminente cenone. Alla richiesta dell’uomo di tornare a Bergamo per vedere le luminarie alla sera la discussione si è accesa». È proprio in questo frangente che l’uomo, con gravi problemi di vista da anni e con evidenti difficoltà, colpisce la cugina in fronte con la mano. Un elemento che, sempre secondo l’accusa, avrebbe determinato «l’attimo di follia» della Mascheretti che, recatasi in cucina per prendere un martello, annebbiata dalla rabbia, ha colpito con 88 martellate il corpo dell’uomo, arrivando persino a rompere il lavabo del bagno.

La sentenza ha preso in considerazione quanto dichiarato dal pm che aveva propenso per una semi-infermità mentale: «Dopo essersi presa cura per anni prima dei genitori e poi del cugino con gravi problemi di salute e personali, ha riportato una condizione di stress tale da sfociare nel tragico avvenimento. Credo perciò che una misura a tutela della sua persona e della società sia quella più adeguata» aveva spiegato il pm che aveva chiesto una condanna a 9 anni e 4 mesi di reclusione con un percorso di riabilitazione presso una casa di cura.

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