Pietro, a cinque mesi 800 chilometri con la Cri Bergamo

La storia Da Napoli all’ospedale «Papa Giovanni» per una rara malattia. L’impegno degli Amici del Moyamoya onlus.

Ottocento chilometri da Napoli a Bergamo, un viaggio lunghissimo quello del piccolo Pietro (Cusano) di soli 5 mesi, della provincia di Benevento, a cui è stata diagnosticata la malattia di Moyamoya, una rara patologia cerebrovascolare caratterizzata dalla progressiva occlusione delle arterie più importanti che portano sangue al cervello. La diagnosi è stata fatta nei giorni scorsi all’ospedale napoletano Santobono dove il bimbo era ricoverato. Mamma Lia, 34 anni, e papà Fernando, 31, non si sono dati pace e dalla rete è arrivata una possibilità. Quella dell’associazione bergamasca Amici del Moyamoya Onlus, con sede a Scanzorosciate, che dal 2011 dona gratuitamente supporto logistico ed economico ai pazienti colpiti della patologia, collaborando con lo staff di Neurochirurgia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. In poche ore l’ambulanza della Croce rossa Bergamo Hinterland con a bordo il medico rianimatore bergamasco Diego Manzoni, ha raggiunto la Campania per il trasporto di piccolo e mamma.

L’impegno degli Amici del Moyamoya onlus

«Cercavo su Internet una via di uscita e ho trovato l’associazione che ho contattato subito - racconta la mamma del piccolo Pietro -: siamo partiti di notte tra martedì e mercoledì e alle 7,45 del mercoledì eravamo a Bergamo. Ho viaggiato sull’ambulanza con Pietro mentre mio marito era in auto subito dietro. Pietro è ricoverato all’ospedale Papa Giovanni, è sottoposto a controlli a conclusione dei quali ci sarà l’ intervento, la cui data non è stata fissata». L’associazione conta 140 volontari ed è guidata dalla presidente Giusi Rossi: «Settimana scorsa, il 12 giugno, Lia mi ha scritto in Messenger, chiedeva informazioni. Ci siamo attivati subito come nostra abitudine, ci siamo coordinati con la Cri Bergamo Hinterland. La mamma e il bambino sono in ospedale mentre il papa è alla Casa di Monica, al Villaggio degli Sposi. Una struttura che abbiamo inaugurato nel 2017 per dare un riferimento ai familiari dei pazienti».

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