Noduli tiroidei: i sintomi del problema e quando preoccuparsi

DA SAPERE. Domenica 25 maggio è stata la Giornata mondiale della tiroide, una ghiandola della parte anteriore del collo fondamentale per la regolazione del metabolismo, la crescita e lo sviluppo dell’organismo.

Uno dei problemi più frequenti legati a questa ghiandola è la presenza di noduli tiroidei, formazioni che si sviluppano al suo interno alterandone forma e talvolta funzione. Ne parliamo con il dottor Salvatore Andrea Ariano, endocrinologo di Humanitas Medical Care Bergamo.

Dottore, come si rileva la presenza di un nodulo tiroideo?

«Nella maggior parte dei casi i noduli sono asintomatici e vengono scoperti in modo casuale, durante esami effettuati per altre ragioni. Tuttavia, se il nodulo è di dimensioni importanti o in una posizione particolare, può causare una sensazione di costrizione al collo, difficoltà nella respirazione e nella deglutizione. In rari casi, i noduli possono anche essere funzionanti, cioè produrre ormoni tiroidei in eccesso e causare sintomi come tachicardia, perdita di peso, sudorazione eccessiva e nervosismo».

«Lo sviluppo di un nodulo tiroideo può essere correlato alla carenza di iodio, alla predisposizione genetica (familiarità) o alla presenza di altre malattie della tiroide (gozzo semplice, tiroidite autoimmune o altro)»

E quali sono le cause?

«Lo sviluppo di un nodulo tiroideo può essere correlato alla carenza di iodio, alla predisposizione genetica (familiarità) o alla presenza di altre malattie della tiroide (gozzo semplice, tiroidite autoimmune o altro)».

I noduli tiroidei possono essere pericolosi?

«Nella maggior parte dei casi sono benigni e non richiedono alcun trattamento. Tuttavia, in circa il 5% dei casi il nodulo può essere di natura tumorale.

Il rischio di malignità dipende da vari fattori, come la storia familiare, la presenza di più noduli e, soprattutto, l’aspetto ecografico del nodulo stesso».

Cosa fare quando si scopre un nodulo tiroideo?

«Il primo passo è rivolgersi a un endocrinologo, che valuta la situazione attraverso un colloquio, la palpazione del collo e le analisi del sangue per misurare i livelli degli ormoni tiroidei. L’esame cardine è comunque l’ecografia tiroidea, che permette di valutare l’aspetto del nodulo in termini di dimensioni, contenuto, margini e vascolarizzazione. Se l’ecografia rileva caratteristiche sospette, si può procedere con l’agoaspirato, un esame poco invasivo che consente di prelevare cellule dal nodulo e di sottoporle ad un’analisi citologica (ovvero con l’utilizzo del vetrino al microscopio)».

«La terapia di un nodulo funzionante può invece essere farmacologica, chirurgica o con iodio radioattivo, a seconda della situazione. In alcuni casi può anche essere indicata l’ablazione mediante radiofrequenze, che riduce il volume del nodulo senza ricorrere alla chirurgia»

Quando è necessario intervenire?

«Non sempre è necessario un trattamento. Noduli piccoli, che non danno sintomi o alterazioni negli esami ormonali possono essere semplicemente monitorati nel tempo. La terapia di un nodulo funzionante può invece essere farmacologica, chirurgica o con iodio radioattivo, a seconda della situazione. In alcuni casi può anche essere indicata l’ablazione mediante radiofrequenze, che riduce il volume del nodulo senza ricorrere alla chirurgia. Nei noduli molto grandi o con caratteristiche sospette può infine essere necessaria l’asportazione chirurgica della tiroide o di parte di essa».

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