Giornalista da oltre 30 anni, tra cronaca nera e calcio: «La passione? Iniziò con la prof delle medie e le storie della gente al bar»

L’INTERVISTA. Stefano Serpellini, giornalista de L’Eco di Bergamo, è inviato di cronaca giudiziaria e nera con qualche «incursione» nel mondo calcistico. «Tutto iniziò sui banchi di scuola, la professoressa era correttrice di bozze. E la mia famiglia è sempre stata custode di tante storie, siamo cresciuti in un Bar Sport».

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Giornalista dal 1989, Stefano Serpellini è inviato de L’Eco di Bergamo e si occupa principalmente di cronaca giudiziaria e nera, con qualche «incursione» nell’ambiente calcistico. «La mia passione per la scrittura – racconta – è iniziata alle scuole medie, me l’ha trasmessa una professoressa che faceva la correttrice di bozze a L’Eco». Ad accendere la scintilla ha contribuito anche l’ambiente familiare: «La mia famiglia – racconta Stefano – è sempre stata custode di molte storie perché siamo cresciuti in un Bar Sport, dove si intrecciavano storie divertentissime. C’è stata questa cultura del racconto orale che poi ho sviluppato».

I primi passi nella redazione del quotidiano Bergamo Oggi: «Lì ho scoperto un mondo che non è legato solo alla scrittura - racconta Stefano – ma anche alla ricerca della notizia e a tantissime altre eventualità, come correre rischi o rapportarsi con le forze dell’ordine e a volte anche con gli stessi delinquenti». «Uno degli episodi più adrenalinici della mia carriera da cronista di “nera” è stato quando io e il fotografo Tiziano Manzoni, ai tempi in cui lavoravamo al giornale di Bergamo Oggi, siamo stati inseguiti da gente armata durante un appostamento al mercato ortofrutticolo. Siamo saliti velocemente sulla mia vecchia Alfa scarburata, che faticava a mettersi in moto come in un thriller, e siamo riusciti a fuggire».

Stefano Serpellini quest’anno ha scritto un libro: «L’anno della Coppa». «Il libro narra una vicenda molto particolare – racconta Serpellini –: siamo nel 1963, il 2 giugno, l’Atalanta vince la finale di Coppa Italia contro il Torino, conquistando l’unico trofeo della sua storia, ma in una Bergamo attonita e frastornata per la morte del Papa prevale il dolore e la festa non viene fatta. Questo libro è un’occasione per raccontare la società di quell’epoca, tra il boom economico e la vita di provincia. Sono uscite storie incredibili, che rappresentano un po’ la società di quegli anni».

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