Il futuro dello sport tra demografia e sviluppo in Italia

L’analisi. C’è un tema di ampio respiro avanzato in settimana dal Coni, che si è avvalso di un’articolata ricerca dell’Istituto Piepoli: il futuro dello sport in Italia, con scenari che si spingono avanti di una trentina d’anni, fino al 2050.

Alla presentazione dello studio, Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha fatto una premessa e lanciato un allarme: «L’Italia è un gigante dei risultati sportivi per competenza, perché abbiamo una grande scuola tecnica, dei centri di preparazione olimpica e federali che sono riconosciuti come eccellenze, ma abbiamo un problema enorme nel medio-lungo termine e a breve. Ed è un problema demografico», riferendosi ovviamente al calo della natalità. «Siamo un popolo molto anziano e c’è un problema di scuola e di impiantistica urgente. Se non cambia qualcosa nelle politiche, è impossibile continuare a fare certi risultati» (non dimentichiamo che Tokyo nel 2021 ha rappresentato il punto più alto nella storia dello sport italiano per risultati olimpici e il 2022, contando anche le medaglie mondiali ed europee, ha migliorato lo score).

Si stima che da qui al 2050 la popolazione italiana passerà dagli attuali 60 milioni a 54 milioni, con un inevitabile effetto riduttivo sui praticanti dello sport a livello agonistico. Secondo gli ultimi dati presentati l’estate scorsa dal Coni e aggiornati al 2020, gli atleti nel nostro Paese sono 11 milioni 857 mila. La ricerca di Piepoli dice che la diminuzione prospettata degli agonisti si potrà compensare con una nuova cultura dello sport a partire dall’infanzia. E qui non possiamo ignorare le conseguenze negative del Covid all’inizio di questo decennio: un recente rapporto dell’Istat riferisce che nel 2021 crolla la pratica sportiva continuativa tra bambini e ragazzi fra 3 e 17 anni dal 51,3% al 36,2%. Ma la tendenza degli ultimi vent’anni – è sempre l’Istat a rilevarlo – è comunque di un aumento delle persone che fanno sport (non agonisti compresi, ovviamente): dai 34 milioni del 2000 ai 38 milioni 653 mila del 2021. E – prevede Piepoli – si praticherà sempre più all’aperto e l’attività diventerà più green e sostenibile. Aumenterà l’importanza dello sport come settore di attività sociale ed economica e se oggi incide per l’1,37% sul Pil italiano, nel 2050 potrebbe salire al 3%. Scenari che sembrano mitigare l’allarme di Malagò.

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