Gli spumanti
in Italia

A parte gli appassionati, c’è ancora molta diffidenza e molta confusione. Un tempo prerogativa esclusiva dei momenti di festa, oggi sempre più lo consumano come vino a tutto pasto, soprattutto d’estate. I nostri consigli per spumanti bergamaschi.

Il vino spumante è esattamente quello che ci vuole per accompagnare pranzi o cene estive. Al contrario di ciò che molti ancora pensano, è un vino che presenta una grande variabilità e ben si presta alle più svariate occasioni. Purtroppo in passato è stata una categoria dai più bistrattata: in circolazione vi erano prevalentemente vini di scarsa qualità che facilmente portavano a disturbi come fastidi durante la digestione o cerchio alla testa.

La convinzione diffusa che il vino spumante sia sempre di scarsa qualità, così come il fatto che molti lo chiamano «Prosecco» a prescindere dalla provenienza e dal metodo di produzione sono luoghi comuni falsi e dannosi per questo magnifico prodotto. Innanzitutto esistono diversi luoghi di provenienza e due principali metodi di produzione. Ormai la spumantizzazione è una tecnica diffusa quasi ovunque, anche se il cuore della produzione di spumanti nel mondo rimane la regione della Champagne, in Francia, con le sue grandi maison, i piccoli vigneron e le sue numerose cru (zone più o meno adatte per la coltivazione delle uve atte alla produzione del vino).

Tornando in Italia invece, le principali zone di produzione del vino spumante sono le colline dell’Oltrepò pavese, la vicina Franciacorta, la zona di Conegliano in Valdobbiadene per la produzione del famoso Prosecco, il Trentino e l’astigiano.

Come fare quindi a scegliere un vino spumante? Innanzitutto in base alla provenienza. Ognuna delle zone sopracitate produce particolari tipologie di vino, in modi diversi. Poi in base al metodo di produzione: quando in etichetta si legge la dicitura «prodotto con Metodo Classico», significa che viene applicato il metodo tipico della regione della Champagne: viene preso del vino, imbottigliato e fatto rifermentare direttamente in bottiglia per diversi mesi, ma anche anni. È una lavorazione più complessa rispetto al Metodo Martinotti, detto anche all’italiana, che viene comunemente applicato in Valdobbiadene, per la spumantizzazione del Prosecco che, oltre ad essere il nome del vino spumante prodotto in zona, è anche il nome del vitigno da cui provengono le uve vinificate. Questa tecnica prevede di far rifermentare le uve in grandi botti e non direttamente in bottiglia.

Una lavorazione completamente diversa, più massiva, che porta alla produzione di buoni vini, ma genericamente di qualità inferiore a quelli prodotti con metodo classico.

Oltre alla zona di produzione e al metodo di produzione, da considerare anche il residuo zuccherino presente, che ne andrà a determinare la percezione del sapore dolce. Esistono vini extra brut oppure brut che hanno un residuo più basso, quindi saranno più secchi, fino agli extra dry o ai dolci, con residuo zuccherino sempre superiore. In base all’abbinamento e al gusto personale è bene considerare tutti questi parametri, nella speranza che sempre più persone abbiano la consapevolezza che chiedere «un prosecco» non corrisponde al chiedere un vino spumante, ma esclusivamente una tipologia tra i tantissimi vini spumanti italiani presenti sul mercato.

Anche nella nostra provincia sono moltissime le aziende che hanno iniziato a dedicarsi alla produzione di questa tipologia di vino e molti stanno raggiungendo risultati apprezzabili con una buona proposta ormai sul mercato. Ecco alcuni vini di spicco consigliati dal sommelier bergamasco Federico Bovarini, per un giro frizzante della nostra provincia. Si parte con l’azienda agricola Pecis di San Paolo d’Argon che, grazie alla passione di Angelo e di tutta la sua famiglia, sta raggiungendo grandi risultati nella produzione di vini e nella spumantizzazione. Due i vini della sua azienda consigliati: Maximus, un brut prodotto con metodo classico a base di pinot bianco e chardonnay con una lunga permanenza sui lieviti (è appena uscita l’annata 2011). Un prodotto molto interessante ed evoluto, ben riuscito. Altro vino molto interessante, della stessa azienda, è il Quadrifoglio rosè brut, prodotto con metodo classico, al 100% dal vitigno Franconia o Imberghèm. Spostandoci nel territorio di Scanzorosciate, precisamente sul Colle dei Pasta, l’azienda agricola Martinì ci sorprende con un brut prodotto a partire da uve chardonnay, con metodo classico. Con i suoi 6 anni sui lieviti, è una bella espressione di questo territorio, caratterizzato dal famoso sass de la luna, che regala una gradita acidità al vino. Rimanendo sempre sulle colline scanzesi, anche lo spumante prodotto dall’azienda di Sereno Magri è da assaggiare. Prodotto al 100% con uve chardonnay, un extra brut del 2015 che, a differenza dell’altro, è un vino che regala note più calde e morbide all’assaggio, pur essendo un vino con un dosaggio zuccherino più basso. Due bollicine che ben raccontano questo territorio e che sono espressione dello stesso, per prodotti di alta qualità. Uno spumante che invece possiede anche una piccola percentuale di uve pinot nero (oltre allo chardonnay) è il vino prodotto da Caminella di Cenate Sotto. Un brut millesimato prodotto con metodo classico con una buona struttura ed eleganza. Infine, nella zona della val Calepio, per la precisione a Castelli Calepio, molto interessante il vino spumante prodotto dal vignaiolo Angelo Bertoli: Carillon è prodotto con metodo classico da uve chardonnay che permane minimo 24 mesi sui lieviti.

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