Ciccone, da Sorisole
al Tour de France

Si parte sabato 6 luglio: il corridore emergente sarà al via della corsa francese. «L’obiettivo è sfruttare al meglio le occasioni».

Sono anni, ormai, che nessun bergamasco corre il Tour de France, se non alcuni che orobici lo sono di adozione. Come Paolo Tiralongo nel 2016 al fianco di Fabio Aru, nell’Astana. Dopo le precedenti 11 edizioni il siciliano di Avola aveva deciso di «lasciare» il Giro d’Italia per essere al fianco del corridore sardo nella sua prima esperienza alla Grande Boucle, che concluse 13°. Nell’edizione 2019, la 106ª, che prenderà il via sabato 6 luglio da Bruxelles, in Belgio, Bergamobici è se non altro rappresentata da un atleta emergente, Giulio Ciccone di 24 anni, abruzzese di Chieti ma da quattro cittadino di Sorisole.

La presenza in terra orobica di Giulio, attualmente portacolori della Trek Segafredo, risale al 2013: aveva preso contatto con i dirigenti della Palazzago e per la società di Ezio Tironi aveva accettato di correre una mezza stagione. Il richiamo di un suo conterraneo quale l’ex professionista Antonio Bevilacqua, attuale coordinatore dell’area tecnica del Team Colpack, convinse Ciccone a entrare nella casa del presidente Beppe Colleoni: e vi rimase per due stagioni. Atleta di talento, non poteva passare inosservato, tanto che nel 2016 la Bardiani, team Professional, lo inserì nei propri ranghi.

«Di sicuro quella in Colpack è stata una bella esperienza - ricorda il diretto interessato -. Una team ben organizzato, si vinceva parecchio e penso di avere contribuito al bottino con sei vittorie complessive, mettendo a frutto le mie qualità di scalatore. Ho avuto l’opportunità di allenarmi sulle vostre strade: di salite ce ne sono, eccome se ce ne sono, quindi ho deciso di prendere casa a Sorisole».

Successivamente sì è fatta avanti la Bardiani: «Passare professionista è sicuramente stato un passo importante, ricco di emozioni ma anche di impegni e di sacrifici. Diciamo che sono subito stato ripagato, tanto da vincere una tappa per distacco, la decima a Sestola, in provincia di Modena, alla mia prima partecipazione al Giro d’Italia».

Un passo avanti ed eccoci alla Trek Segafredo, in cui ha debuttato quest’anno: «Fare parte di una squadra World Tour vuol dire raggiungere il massimo. Ti consente di partecipare ai più grandi eventi, le responsabilità sono maggiori, ma sinceramente non pensavo di correre il Tour, quantomeno non rientrava nel mio programma». Invece tra i 15 italiani al via c’è pure lui, Ciccone: «Tutto è maturato durante il Giro - conferma l’abruzzese di Sorisole -, con la vittoria nel tappa ritenuta la più importante come la Lovere-Ponte di Legno: l’avere preceduto tutti sul Mortirolo, a cui si è aggiunta le leadership nella classifica degli scalatori, ha alimentato l’autostima e determinato nei tecnici della Trek, tra i quali Adriano Baffi, la decisione della mia partecipazione al Tour». Preoccupato? «Assolutamente no, mi sento anzi gratificato da tanta attenzione. Ma non chiedetemi di obiettivi e quant’altro: è la mia prima esperienza quindi non so cosa mi aspetta. Una cosa comunque è certa: dovesse capitare l’occasione cercherò di concretizzarla».

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