Da Bergamo al tetto del mondo. Che incroci con gli eroi di Davis

DOPO IL TRIONFO. Sinner vinse il Challenger: «Forse tornerò». Ma spiccò il volo. Meno fortunati Sonego e Musetti. Arnaldi con coach Pigato, Bolelli a Cividino.

C’è più di un legame che unisce la Bergamasca con i cinque componenti del meraviglioso gruppo guidato da Filippo Volandri, in grado di riportare la Davis in Italia dopo 47 anni.

Nell’impresa di Malaga, il nome più brillante è stato quello di Jannik Sinner, e proprio Bergamo e il suo Challenger sono stati il trampolino di lancio dell’attuale numero 4 Atp. Jannik arrivò da semisconosciuto (e da 546 Atp) a giocare l’edizione del 2019, che finì per dominare battendo l’altro italiano Roberto Marcora. «Spero di tornare, forse, il prossimo anno», disse allora l’altoatesino, che all’epoca non era ancora maggiorenne, e in quel timido «forse» racchiuse con una certa umiltà tutte le sue ambizioni. Alla fine di quella stagione, Jannik avrebbe vinto anche le Next Gen Atp Finals a Milano, e in classifica avrebbe sfondato il muro dei top 100, arrivando a quota 78. Ovviamente, il torneo orobico non sarebbe più rientrato nei suoi piani.

Anche Arnaldi a Bergamo

È passato un paio di volte dal Challenger diretto da Marco Fermi anche l’altro grande protagonista della finale di Malaga contro l’Australia: Matteo Arnaldi ha collezionato un’uscita al primo turno nel 2021 e un quarto di finale lo scorso anno. Ma ciò che davvero lega il ligure alla nostra provincia è il rapporto professionale con Ugo Pigato, il padre di Lisa che ha seguito l’azzurro a Sanremo quando era adolescente. «Sapevo – ha spiegato il tecnico – che Matteo disponeva di un ottimo potenziale, è sempre stato un ragazzo serio e un gran lavoratore».

Un’apparizione al torneo più importante di casa nostra l’ha messa in archivio pure Lorenzo Musetti, in un anno non certo fortunato, quel 2020 che vide il torneo senza finale a causa dei primi casi accertati di Covid 19 in Val Seriana. Il toscano perse all’esordio per mano del modesto francese Baptiste Crepatte, ma quello fu solamente un incidente di percorso in una scalata che è poi proseguita fino ai top 15. Era andata molto meglio, invece, a Lorenzo Sonego, che anche al vecchio Palasport cittadino si era confermato quel combattente puro che oggi conosciamo. Nel 2018, il torinese raggiunse le semifinali, superando nel percorso anche il lettone Gulbis, prima di cedere a Stefano Napolitano, a sua volta sconfitto da Matteo Berrettini nell’ultimo atto.

Simone Bolelli, «il più bergmasco di tutti»

Infine, il più «bergamasco» di tutti: parliamo di Simone Bolelli, che in provincia ci è cresciuto, essendosi allenato a lungo a Cividino quando l’Accademia di Renato Vavassori faceva ancora base al Centro Mongodi. Simone ha conquistato pure il titolo italiano Under 16 al Tc Montecchio di Alzano Lombardo, mentre in seguito sarebbe tornato per vincere il Challenger, nel 2014, dopo due finali nel 2006 e 2007.

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