I voti alla serie A: una Juve da 10
E all’Atalanta quanto date? - Sondaggio

Xavier Jacobelli fa le pagelle alle avversarie dei nerazzurri nel campionato appena concluso.

10 JUVE Il fatto stesso che ci siano voluti 81 anni perché i bianconeri emulassero l’impresa di Combi, Rosetta, Caligaris e delle altre firme eccellenti del Primo Quinquennio d’Oro, basta e avanza per avere un’idea della grandezza dell’exploit 2016, già consegnato alla storia del calcio con i nuovi cinque scudetti di fila e quelle 26 vittorie nelle ultime 28 gare del torneo che hanno schiantato la concorrenza. Le superstar? Allegri (Conte chi?); Buffon (974’ senza reti, nuovo record assoluto d’imbattibilità); Dybala (23 gol in stagione, 2 più di Tevez); la difesa di cemento armato (solo 20 i gol subiti, di cui appena 6 quelli incassati in casa); Pogba, gioiello da 100 milioni. Ma, dietro una grande squadra, c’è sempre una grande società. Per questo, se le altre non si svegliano, la Juve dominerà ancora.

9 NAPOLI Mai, nella sua storia, il Napoli aveva totalizzato così tanti punti in serie A (82), da quando ne vengono assegnati tre a vittoria; mai aveva segnato tanto in un torneo a 20 squadre (78 gol); mai, da 66 anni ad oggi, un attaccante della serie A aveva firmato 36 gol in 35 gare: nel ’50, Nordhal si era fermato a 35 in 37 partite; nel 2016, Higuain ha demolito il suo record. Sarri è stato magnifico: ha dato un gioco, un’anima e una mentalità vincente a una squadra che, con tre rinforzi di qualità, sotto la sua guida farà ancora meglio. E Tonelli è già arrivato.

8 ROMA Quattordici vittorie, 3 pareggi, 1 sola sconfitta, il miglior attacco del torneo (81 reti), 17 giocatori diversi mandati in gol: se Luciano Spalletti fosse arrivato anche soltanto un mese prima al posto di Garcia, forse i punti di distacco dalla Juve, alla fine non sarebbero stati 11. Il girone di ritorno dei giallorossi è stato eccezionale, sublimato dal rush finale di Totti che s’è guadagnato la riconferma sul campo e, come dice Buffon, meriterebbe di andare agli Europei. El Sharaawy (8 gol) e Perotti i due rinforzi invernali così azzeccati da sospingere Dzeko ai margini senza che nessuno, tranne l’interessato, se ne accorgesse.

8 SASSUOLO Se la Juve riconquisterà la Coppa Italia battendo il Milan nella finale di sabato, a Roma, gli emiliani giocheranno il preliminare di Europa League a fine luglio. Quand’anche al Milan riuscisse il miracolo, il sesto posto di Eusebio Di Francesco rimarrebbe ciò che già è: un risultato storico per i neroverdi e per la società del bergamasco Giorgio Squinzi, nato a Cisano il 18 maggio 1943, fondatore dell’impero Mapei, milanista dichiarato che il Milan, se volesse, si potrebbe comprare domani. Allenatore, gioco moderno, imprinting italiano (solo 3 gli stranieri in rosa), valorizzazione dei giovani (Berardi non è il solo fiore all’occhiello; occhio a Pellegrini e a Politano e in arrivo, via Juve, ci sono Mandragora e Sensi): un mix esplosivo che ha indotto Di Francesco a prolungare il contratto sino al 2019 resistendo alle lusinghe di Tavecchio, il quale l’avrebbe portato in Nazionale.

7,5 CHIEVO, EMPOLI E GENOA Maran, Giampaolo e Gasperini, ognuno a modo proprio, sono andati al di là delle aspettative. Sia perché hanno guadagnato la salvezza soffrendo molto meno del previsto sia perché le loro squadre, per diversi tratti del torneo, hanno sciorinato bel calcio e ottimi interpreti. Il Chievo (14 campionati di serie A negli ultimi 16 anni) è stato così forte da cedere Paloschi allo Swansea, in gennaio, cioè riuscendo a fare a meno del suo bomber migliore nel girone di ritorno. L’Empoli del dopo Sarri ha dimenticato Sarri e Valdifiori, rivalutando Saponara e lanciando in orbita Tonelli. Il Genoa non apprezzerà mai abbastanza Gasperini, anche se il suo posto sarà preso da Juric, costretto a giocare da agosto a dicembre con una squadra e da gennaio a maggio con un’altra, perché Preziosi gliela smonta sul mercato invernale. Pavoletti è l’uomo simbolo di un Grifone che al suo tecnico dovrebbe erigere un monumento.

6,5 FIORENTINA, INTER E BOLOGNA Paulo Sousa è stato splendido nel girone d’andata, sorretto anche da un irresistibile Kalinic, ma i viola si sono sgonfiati nel ritorno sia perché in gennaio non sono arrivati i rinforzi sia perché il tecnico si è incartato fra Babacar, Kalinic medesimo, Zarate, Tello senza approfittare sino in fondo dell’anno d’oro di Ilicic. Tant’è vero che, nel 2016, Rossi nel Levante ha segnato più di Kalinic. Per non dire di Gomez, rigeneratosi in Turchia. Rimane comunque un quinto posto che non è proprio da buttare. Il quarto di Mancini, invece, stride con gli obiettivi di Thohir che chiedeva almeno di tornare in Champions, anche passando dal turno preliminare, illuso dal girone d’andata dell’Inter e dal suo effimero primato. Kondogbia è stato un flop da 40 milioni; Miranda & Murillo sono franati dopo avere eretto un muro davanti ad Handanovic nelle prime quindici partite; Jovetic e Ljajic, per troppo tempo hanno viaggiato sull’ottovolante di un rendimento discontinuo; Icardi (16 gol) ha fatto il suo, ma si è ritrovato troppo solo. A Bologna, invece, Donadoni è stato magnifico: quando è arrivato,i rossoblù avevano perso 8 delle prime 10 partite e sembravano già spacciati. Roberto li ha letteralmente ribaltati, firmando una rimonta strepitosa.

6 TORINO, FROSINONE, VERONA, CARPI Ventura e i granata potevano dare di più: li ha salvati Belotti, miglior marcatore italiano nel 2016, ma i troppi alti e bassi della squadra le hanno impedito di battersi per tornare in Europa. Frosinone e Verona sono retrocessi, eppure hanno brillato sino alla fine per orgoglio e dignità (Del Neri ha battuto il Milan e, soprattutto, la Juve). I tifosi ciociari poi, applaudendo la loro squadre nel giorno dell’aritmetico ritorno in B, hanno dato una lezione di civiltà sportiva che li onorerà per sempre. Così come il campionato del Carpi, immeritatamente retrocesso all’ultima giornata e danneggiato dal meccanismo perverso del paracadute.

5 SAMP, UDINESE E LAZIO Cacciando Zenga (4 vittorie, 4 pareggi, 4 sconfitte) e prendendo Montella, Ferrero era convinto di fare un gran colpo. Errore marchiano, aggravato dalle cessioni di Eder e Regini in gennaio. I blucerchiati si sono salvati malissimo. Amaro Friuli per Colantuono che non meritava il secondo esonero consecutivo: De Canio ha compiuto la missione, tenendo l’Udinese in A, però Pozzo voleva ben altro. Anche Lotito, che ha ingiustamente cacciato Pioli, sbagliando tutto subito dall’inizio, quando pensava di entrare nella fase a gironi di Champions senza fare mercato. E ora Candreva, Biglia, Anderson, Keita potrebbero partire. Auguri.

4 MILAN E PALERMO Cinque allenatori cambiati in 27 mesi di cui 4 tuttora a libro paga; oltre 180 milioni di passivo accumulati negli ultimi due esercizi di bilancio; 90 milioni di euro buttati sull’ultimo mercato estivo; Mihajlovic scaricato come un pacco postale nonostante la squadra fosse sesta e finalista di Coppa Italia tredici anni dopo l’ultima volta; Brocchi mandato allo sbaraglio. Un disastro totale. Lo stesso del Palermo: Zamparini ha salvato la squadra all’ultimo giro. Ma la faccia no.

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