La Raffy arriva sempre ultima: «Così do forza a chi è in crisi»

LA STORIA . Raffaella Zucchelli è un’istruttrice runner che si diverte ancora a correre. «A novembre sono 60, ma non mollo: una volta ho finito senza una scarpa»

Raffaella Zucchelli non ricorda l’ultima volta in cui ha evitato l’ultimo posto. Dice però che quello ottenuto sulle strade casalinghe di Vertova, è stato speciale: «Sono stata incoraggiata dal primo all’ultimo metro un po’ da tutti. Che gioia vedere i ragazzini che alleno, e non solo, che mi affiancavano per incitarmi: sono loro il grande stimolo a non mollare».

Sì perché le parole insegnano, ma sono gli esempi a trascinare, come quello dell’istruttrice runner, che da qualche annetto a questa parte si è presa la palma di donna-simpatia dell’atletica Bg. Ogni maledetto weekend, per le posizioni che contano là davanti regna l’incertezza. Dietro, sicuramente, c’è la Raffy, l’ultima ruota del gruppo: «Anche perché, il prossimo 9 novembre, compirò sessant’anni e ormai sono una delle più agée fra le iscritte - spiega la diretta interessata (personale sulla mezza maratona di 1h50’,05” datato 2007) -. Mi alleno un paio di volte alla settimana, compatibilmente con gli impegni della vita, ovviamente insieme ai ragazzini che seguo: ci scortano i nostri angeli custodi sui pedali Alessio e Mario».

Runner e allenatrice di piccoli atleti

Zucchelli allena una ventina fra esordienti e ragazzi del Gav, dove è planata quasi trent’anni or sono, spinta dalla passione delle due figlie (una delle quali nel frattempo l’ha resa nonna). Loro le scarpette da ginnastica le hanno appese al chiodo da tempo. Lei, invece, dopo aver iniziato a correre in età tardiva, non è più riuscita a fermarsi: «Perché non partecipo alle non competitive? La speranza è che, vedendo me resistere nelle difficoltà, i ragazzi più piccoli, specie quelli meno dotati, traggano ispirazione per fare altrettanto - aggiunge Raffaella, residente a Valcanale -. Ho un orgoglio non da tutti, quello di non essermi mai ritirata, e di avere pure chiuso una mezza con una scarpa sola».

Felicità dei paradossi, l’infinita sequela di ultimi posti nel 2023 le ha regalato un titolo provinciale, quello di corsa campestre ottenuto a fine gennaio a Albino: «Ero l’unica della mia categoria, l’importante è partecipare».

Lo farà anche domenica prossima al trofeo Iannitto di Martinengo, confermandosi l’incubo (in senso buono) di organizzatori e giudici, a cui la sua attesa rischia di sballare l’orario del pranzo domenicale: «Li capisco - sorride -, ma sin qui sono sempre riuscita a evitare di chiudere fuori tempo massimo - dice lei, cucitrice nella vita di tutti i giorni -. La vera competizione è quella con sé stessi e l’importante è dare tutto: se il fisico regge voglio proseguire per altri dieci anni».

Pazienza se dopo un centinaio di metri si ritrova sempre da sola. Lei inizia a canticchiare le canzoni di Vasco (il suo cantante preferito, vedi concerti seguiti un po’ ovunque) e in un modo o nell’altro al traguardo ci arriva: «Domenica, sulle salite, ascoltavo tra me e e me “Eh... già” e “Siamo soli”…». Si fa per dire. Perché a spingerla, con tanto di cartelloni, c’erano tante persone che le vogliono bene.

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