Anticorpo contro Covid-19
«Migliora il 30% dei malati»

I risultati Studio sul siltuximab al Papa Giovanni: diffusi i primi esiti Presto la pubblicazione. Rambaldi: interessanti per approccio terapeutico.

«Avevamo promesso risultati rapidi, manteniamo l’ impegno: abbiamo diffuso oggi (ieri ndr) i risultati preliminari della nostra ricerca sull’ utilizzo, su pazienti colpiti da Covid-19 con gravi complicanze respiratorie, del siltuximab, un anticorpo monoclonale mirato per inibire l’ interleuchina-6, proteina responsabile di forti processi infiammatori.

I dati provvisori mostrano risultati interessanti per questo approccio terapeutico. È necessario essere chiari, non si vogliono aprire porte alle illusioni, né annunciare scoperte mirabolanti: ora i dati su questo studio, che vengono per il momento condivisi attraverso piattaforme accessibili a tutta la comunità scientifica internazionale, saranno a breve sottomessi per pubblicazione in una rivista scientifica». Alessandro Rambaldi, direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’ ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, a capo del team che ha effettuato lo studio Sisco (Siltuximab in Serious Covid-19) non nasconde la soddisfazione per l’ impegno profuso: «Il team dell’ ospedale Papa Giovanni XXIII è lieto di condividere questi dati osservativi preliminari. Questi risultati iniziali nei pazienti trattati con siltuximab forniscono informazioni utili per comprendere alcuni aspetti di questa malattia che abbiamo iniziato a conoscere solo da poche settimane e per guidare le decisioni relative all’ uso appropriato del siltuximab, suggerendo un ruolo per gli anticorpi monoclonali come possibile strategia terapeutica».

I dati preliminari, che sono stati resi disponibili sulla piattaforma www.medRxiv.org, riguardano 21 pazienti trattati con siltuximab e seguiti per un tempo mediano di 7 giorni, e mostrano, rimarca Rambaldi, «che un terzo dei pazienti ha registrato un miglioramento clinico con una ridotta necessità di supporto ventilatorio e il 43% dei pazienti ha visto stabilizzare la sua condizione. Complessivamente in circa il 70% dei pazienti si è riusciti a stabilizzare il decorso della malattia o a migliorarlo». Lo studio osservativo Sisco, basato sul metodo caso/controllo, ha visto in campo diversi specialisti appartenenti a tutte le discipline coinvolte nella gestione clinica di questi pazienti dell’ ospedale Papa Giovanni, a partire da Giuseppe Gritti che ha coordinato la ricerca ed è primo autore di questo lavoro. Molti di loro sono giovani e in alcuni casi ancora specializzandi come Federico Raimondi, Francesco Landi, Marianna Damiano e Leonardo Alborghetti.

Oltre a loro Fabiano Di Marco, direttore della Pneumologia, Marco Rizzi, direttore di Malattie infettive, Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza urgenza e Area critica, Fabrizio Fabretti, direttore dell’ Anestesia e Rianimazione 3, Ivano Riva, Anestesia e Rianimazione 3, Stefano Fagiuoli, direttore di Gastroenterologia 1 e del Dipartimento di Medicina e Roberto Cosentini, direttore del Centro Eas, Emergenza alta specializzazione. «Ora servono studi con numeri più grandi di pazienti da condurre non più in un ospedale solo ma in molti altri, nazionali e internazionali.

Solo questi studi potranno confermare e definire con previsione il beneficio terapeutico di questo approccio come quello di altri che si stanno valutando in queste prime settimane di battaglia contro questa infezione», rimarca Alessandro Rambaldi.

Soddisfazione sullo studio è stata espressa dalla società biofarmaceutica Eusa Pharma (che produce l’ anticorpo siltuximab, già usato contro la malattia di Castleman): «Siamo grati al team dell’ ospedale Papa Giovanni per gli straordinari sforzi per lo studio Sisco».

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