Bergamo piange Paolo Ravelli
«Un gigante della medicina»

Era direttore di Gastroenterologia 2 ed Endoscopia digestiva all’ospedale «Papa Giovanni». Remuzzi: «Sul piano tecnico non aveva rivali». Labianca: «Grande umanità».

Un uomo di statura superiore, competente, preparato. Il gastroenterologo bergamasco Paolo Ravelli ha lasciato una traccia indelebile nel mondo della comunità scientifica. La notizia della sua morte ha gettato nello sconforto chi ha lavorato al suo fianco apprezzandone le qualità umane e professionali. E nono sono pochi. Ravelli aveva iniziato la sua carriera sul finire degli anni Settanta e, prima di arrivare a guidare il reparto di Gastroenterologia 2 - Endoscopia digestiva al «Papa Giovanni XXIII», aveva maturato significative esperienze agli Spedali Civili di Brescia e all’ospedale «Bolognini» di Seriate, dove era stato dirigente responsabile del servizio di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva per poi approdare nel 2010 ai Riuniti.

Una lunga malattia lo ha portato via, ma chi lo ha conosciuto non esita a definirlo un «gigante della medicina». Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto Mario Negri, non ha dubbi: «Paolo Ravelli è stato un medico fantastico. Un eroe moderno. Intellettuale e uno dei più grandi gastroenterologi in Europa e nel mondo. Sul piano tecnico non aveva rivali. Era il più bravo di tutti. Nessun malato avrebbe potuto avere problemi con lui. Ci siamo dati da fare quando era ancora a Seriate e molti avevano qualcosa da ridire sul suo conto. Piccole invidie e gelosie del tempo dinanzi alle quali c’è poco da dire. Un medico così non si poteva e non si può perdere». Poi una precisazione: «Ha avuto un coraggio da leone nell’affrontare la malattia che lo affliggeva da tempo. Nei rapporti con la gente, negli ambulatori, ovunque esplicasse le sue conoscenze. I direttori generali devono valutare anche le persone e Ravelli era una persona fantastica».

Roberto Labianca, direttore cure palliative all’ospedale Papa Giovanni, ha collaborato spesso con Paolo Ravelli: «L’ho conosciuto quando si trasferì da Seriate a Bergamo. Io ero primario di oncologia medica e mi occupavo delle terapie gastrointestinali, lui delle diagnosi. Aveva una grande competenza e un’umanità nei confronti di pazienti e colleghi oggi difficilmente riscontrabili. Ricordo che avevamo bisogno di lui, della sua competenza smisurata anche per i pazienti in fase di malattia avanzata. L’ho visto ultimamente in estate, ci incontravamo spesso negli ambulatori. Ha affrontato con coraggio e dignità una dura battaglia». Tutti parlano di Ravelli come di una persona esemplare che nutriva un amore particolare per il suo lavoro.

«Paolo Ravelli aveva una carica umana incredibile e un amore sconfinato per l’ospedale di Bergamo – sottolinea Alessandro Rambaldi, direttore del dipartimento oncologia ed ematologia al Papa Giovanni –. Ci siamo visti tre giorni fa. Non dava peso alla sua sofferenza ed è venuto a lavorare, portando conforto agli ammalati. È stato emozionante. Una testimonianza unica di dedizione al lavoro e sensibilità verso i pazienti e i colleghi. Sapeva parlare con tutti ed era una gigante dal punto di vista delle competenze scientifiche». Una preparazione multidisciplinare che ha lasciato in eredità ai suoi allievi. «Oggi siamo in ottime mani anche perché Paolo Ravelli ha fatto scuola – aggiunge Rambaldi –. Ha messo a disposizione della comunità le sue conoscenze e gliene saremo sempre grati. La comunità scientifica italiana ed europea ha perso un luminare di cui sentiremo tanto la mancanza. Quando perdi un modello, perdi un riferimento imprescindibile. Ma il dottor Ravelli ha seminato tanto e continueremo a raccoglierne i frutti».

Lunedì 21 ottobre alle 10 i funerali nella chiesa parrocchiale di Gavarno Vescovado, a Scanzorosciate.

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