Bergamo, s’inaugura l’anno accademico. Casellati: «Riparte l’Università, riparte l’Italia» - Foto e video

La presidente del Senato: «Ha resistito Bergamo e ha resistito la sua Università. Che non si è mai fermata, dando così un importante segnale di continuità, di speranza e di fiducia ai suoi studenti, ai cittadini, a tutto il Paese». La Lectio magistralis di Franco Locatelli.

L’Università degli Studi di Bergamo inaugura il nuovo anno accademico 2021-22 nell’aula magna in Sant’Agostino con la presenza della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ad accoglierla in Città Alta nella mattinata di lunedì 18 ottobre il Rettore Remo Morzenti Pellegrini oltre alle principali cariche istituzionali tra cui il governatore lombardo Attilio Fontana e il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori.

«Resistere. Vincere. Ripartire. Oggi, grazie soprattutto ai vaccini che ci stanno liberando dalla prigionia delle chiusure economiche e delle quarantene sociali, il Covid fa molta meno paura. Certo, il virus non può dirsi ancora completamente sconfitto, ma voi avete già vinto. Ha vinto il mondo delle Università e della ricerca italiana, che ha ottenuto risultati eccezionali, riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, nello studio del Covid e nello sviluppo di cure, terapie e vaccini sempre più efficaci» ha detto la presidente del Senato sottolineando che questa è «una vittoria che ancora una volta ci ricorda il grande debito che tutti noi abbiamo nei confronti della scienza e della conoscenza».

«Resistere. Vincere. E adesso – ha aggiunto – ripartire. Riparte questa Università, inaugurando il suo nuovo anno accademico, nel commosso ricordo di chi non c’è più a causa del Covid, ma anche con l’orgoglio e l’entusiasmo di un Ateneo che vuole continuare a crescere puntando a nuovi traguardi e nuovi successi. Riparte l’Italia – ha proseguito – chiamata alla prova epocale del Piano nazionale di resistenza e resilienza e all’attuazione di riforme e investimenti programmatici cruciali per il proprio futuro . Un obiettivo in cui il legame tra l’Italia del sapere e l’Italia del fare - che voi rappresentate al meglio - diventa fondamentale per elaborare strategie di sviluppo concrete, efficaci e durature. Strategie di cui le nostre Università devono essere protagoniste. Perché la rinascita del nostro Paese parte anche da qui. Parte soprattutto dai nostri studenti, dai loro sogni e dalle loro ambizioni. Un patrimonio di talenti ed energie che non possiamo lasciare inespresso o perdere per strada, costringendo i nostri giovani a cercare all’estero quelle prospettive di lavoro e di vita che non trovano nel proprio Paese».

«Alle nostre università è richiesto il non facile compito di leggere al meglio i segnali del presente per programmare adeguatamente il futuro anche professionale delle prossime generazioni, specie nel contesto socio economico di grande incertezza per i giovani come quello attuale» ha spiegato Casellati.

«Bergamo ha un Ateneo giovane, ma non meno ambizioso e di certo non meno prestigioso: ce lo dicono – ha aggiunto – i tanti riconoscimenti ottenuti in ambito internazionale e nazionale, come il recente rapporto del Censis, che colloca l’Università di Bergamo tra le migliori d’Italia come numero di iscritti, qualità di servizi e strutture e che ne certifica il primato nazionale sull’occupazione dei propri laureati. Un riconoscimento di cui essere orgogliosi, in linea con un mercato del lavoro in continua evoluzione».

Casellati si è soffermata poi sul tema della parità di genere: «Sulla parità di genere ci sono segnali incoraggianti di un miglioramento della situazione ma, a mio parere, si può e si deve fare di più. C’è ancora in Italia un disequilibrio tra la percentuale di donne laureate e quelle di ricercatrici in posizioni apicali. Una barriera invisibile e ingiusta che – ha aggiunto –, a causa di una cultura antiquata, impedisce alle donne di ottenere, in base al merito, i giusti avanzamenti di carriera».

LA CERIMONIA
La cerimonia si è aperta, sulle note dell’inno d’Italia e dell’Inno alla Gioia Europeo eseguito dall’orchestra del Conservatorio Gaetano Donizetti con il coro di bambini della Scuola Primaria di Monterosso, con il forte messaggio della Presidente del Senato della Repubblica italiana Sen. Avv. Maria Elisabetta Alberti Casellati: «Torniamo nell’anno dantesco, a guardare le stelle. Torniamo ad essere l’Italia che emoziona e che vince non solo nello sport ma anche nell’economia, nel lavoro, nella società, nell’arte, nella scienza e nella cultura. Restituiamo centralità al ruolo delle nostre università, riconosciamone i meriti e sosteniamone lo spirito creativo e intraprendente per costruire insieme un nuovo solido percorso di crescita, benessere ed opportunità».

Un messaggio di rinascita immediatamente rilanciato dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana che ha detto: «Dopo la pandemia, assume ancora più importanza il valore della comunità, dello scambio, della condivisione e dell’intreccio tra idee, esigenze e prospettive differenti. Resistere, ricostruire, ripartire sono alcune delle parole che abbiamo sentito più spesso in questo ultimo periodo” e dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha ribadito quanto sia strategico puntare sulla conoscenza e sui giovani per contribuire alla crescita di Bergamo: «Una visione che riconosce la formazione come fondamentale fattore di sviluppo e di emancipazione di una comunità, e assegna di conseguenza un ruolo centrale all’istituzione universitaria e alla sua più profonda integrazione nella vita della città».

Ed è proprio a Bergamo, simbolo delle difficoltà che abbiamo vissuto, che il Presidente della Crui Ferruccio Resta ha dichiarato: «L’Università sente e ha una grande responsabilità nelle politiche attive del nostro Paese. Sapremo farcene carico con l’auspicio che tutte le parti coinvolte sappiano valorizzare l’infrastruttura di sapere e conoscenza che l’Università garantisce». A seguire la parola è passata a Maria Fernanda Croce, rappresentante del personale tecnico amministrativo dell’Università e a Michela Agliati, presidente della Consulta, che hanno rimarcato l’impegno e lo sforzo vitale dell’Ateneo nel fronteggiare la pandemia e nello svolgere un ruolo attivo nello sviluppo umano, culturale e civile attraverso la condivisione e il dialogo fra le diverse componenti universitarie di fronte alle sfide di domani.

L’inaugurazione dell’anno accademico ha visto la partecipazione di un’altra eminente personalità: il professor Franco Locatelli, ordinario di Pediatria generale e specialistica e Presidente del Consiglio superiore di sanità, intervenuto in Sant’Agostino per la lectio magistralis di apertura dell’anno accademico. «Bergamo ha solo precorso il dramma della pandemia che ha investito tutto il mondo e che ha provocato un eccesso di mortalità e un’interruzione di servizi sanitari a espressione globale. Un prezzo pagato soprattutto dagli anziani, nostra radice, che non hanno potuto avere accesso alle strutture ospedaliere. Uno scenario non ancora compitamente definito – ha detto il prof. Locatelli sottolineando - fuori dal quale ci guiderà l’Università, che, “al pari della Scuola è più importante del Parlamento, della Magistratura e della Corte Costituzionale, perché deputata alla formazione della classe dirigente di un Paese, unico luogo in cui si può applicare correttamente un approccio unificato alla diversità, interprete del cambiamento e luogo del dialogo. Quell’Università che “deve insegnare a diventare capaci d’imparare, perché ogni studente, poi laureato, dovrà reimparare continuamente”. Quell’Università che “a Prometeo, dovrà affiancare Socrate, simbolo del pensiero plurale, professionista dell’ignoranza (so di non sapere) e alla philotechnia la philantrophia».

Dopo l’Intermezzo musicale eseguito dall’Orchestra «Gianandrea Gavazzeni» di Bergamo sotto la direzione del Maestro Antonio Brena «Eine Kleine nacht music» (Allegro) di W. A. Mozart, il rettore Remo Morzenti Pellegrini è intervenuto proprio sul valore dell’Ateneo in quanto agente promotore di «rinascita e futuro del Paese» e sulla «responsabilità sociale» dell’università che ha espresso anche come coordinatore dei rettori della Lombardia: «Oggi celebriamo non solo l’inizio del nuovo anno accademico ma il nuovo ruolo dell’Università che, nell’emergenza Covid-19 ha reagito prontamente, garantendo nell’arco di pochi giorni il passaggio da un’attività in presenza ad una in remoto per studenti, docenti e personale. A Bergamo - ha detto il Rettore - in breve tempo tutto il personale della nostra università è riuscito a spostare la maggior parte delle attività online, lavorando da casa e sfiorando il 99% dei corsi erogati a distanza. In questo modo, anche noi abbiamo fatto propria l’indicazione del presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che oggi ci ha onorato con la sua presenza, quando intervenendo da Palazzo Madama alla cerimonia inaugurale del 798° anno accademico dell’Università di Padova, ha affermato che “il sapere e la scienza non si possono e non si devono fermare mai, soprattutto nei momenti di emergenza”. Le Università hanno avuto il compito di colmare il vuoto di incertezza in cui erano precipitati soprattutto gli studenti, sicuramente attraverso i nuovi mezzi tecnologici, ma anche attraverso una guida capace di fornire l’incoraggiamento necessario, una forma nuova di comunicazione con gli studenti, una forma più diretta e attenta ai bisogni di ognuno di loro. Ho scritto molte lettere, tutte terminavano con “Vi abbraccio, sempre da un metro di distanza”: queste lettere hanno aperto nuovi canali di confronto attorno ai grandi temi dell’emergenza. Gli studenti mi hanno manifestato i loro sentimenti, le loro paure e le loro preoccupazioni, mi hanno raccontato storie di vita, spesso tragiche» ha concluso il Rettore che, con un forte sentimento di fiducia, ha dichiarato ufficialmente aperto il nuovo anno accademico.

La cerimonia, che ha visto la partecipazione delle massime autorità, si è conclusa con il Gaudeamus igitur - eseguito dall’Orchestra «Gianandrea Gavazzeni». Al termine della cerimonia, il Rettore Remo Morzenti Pellegrini ha presieduto il Comitato Regionale di coordinamento delle Università della Lombardia, l’ultimo come Presidente.

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