Contagi, in Bergamasca la discesa rallenta
«Evitare la terza ondata dipende da noi»

I dati settimanali registrano un rallentamento nella riduzione dei nuovi casi a livello provinciale. Pregliasco: «C’è continuità di risultato. Fino al vaccino la differenza la faranno i comportamenti individuali».

La discesa prosegue a differenti velocità, ora non così spedita come all’inizio della flessione. Sullo sfondo però resta uno scenario da numeri bassi: appiattirli ulteriormente è ancor più difficile. Nei sette giorni tra 29 novembre e 5 dicembre, in provincia di Bergamo si sono contati complessivamente 1.037 nuovi casi di positività al coronavirus, una media di 148 al giorno: il bilancio su base settimanale segna un calo del 14,37% rispetto a quella precedente del 22-28 novembre, quando si ebbero 1.211 nuove infezioni. Questa contrazione, però, è più contenuta rispetto a quella osservata nella settimana precedente: la settimana dal 22 al 28 novembre, infatti, aveva registrato un -33,39% nei nuovi casi rispetto a quella prima ancora.

In fila c’è una sfilza di numeri che dà la portata dell’andamento della curva. E dunque: 1.037 nuovi casi appunto tra 29 novembre e 5 dicembre, poi a ritroso i 1.211 contagi del 22-28 novembre, la risalita a 1.818 nuovi positivi del 15-21 novembre, la flessione di 1.617 casi dell’8-14 novembre. Il trend, tra incrementi e ribassi, vede sostanzialmente la curva scendere verso il basso, ma meno marcatamente negli ultimi sette giorni: -14,37% – come anticipato – il calo dei nuovi positivi negli ultimi sette giorni rispetto alla settimana precedente, ma prima si era avuto un - 33,39% (la settimana dal 22 al 28 novembre rispetto a quella del 15-21 novembre), e prima ancora un’altalena tra crescita (nella settimana del 15-21 novembre si era contato un +12,24% di contagi rispetto alla precedente) e contrazione (-8,94% tra 8 e 14 novembre rispetto alla settimana precedente).

«La situazione va via via migliorando nelle diverse zone del Paese, come evidenziato anche dall’ultimo monitoraggio della cabina di regìa», premette il virologo Fabrizio Pregliasco, ricercatore dell’Università Statale di Milano e direttore sanitario del «Galeazzi» di Milano: «A Bergamo i numeri rimangono ancora con valori non preoccupanti: si sta migliorando in modo concreto, anche se la discesa negli ultimi giorni è stata meno rapida. C’è comunque continuità di risultato, in un territorio dove la seconda ondata ha visto valori assolutamente più contenuti della prima». Il miglioramento, appunto, è omogeneo lungo lo Stivale: sempre tra 29 novembre e 5 dicembre, la Lombardia ha contato un totale di 24.037 nuove infezioni, il 39,76% dei sette giorni precedenti; l’Italia nel complesso ha evidenziato 145.460 nuovi positivi (sempre tra 29 novembre e 5 dicembre), con un - 20,96% sui sette giorni precedenti. La frenata a cavallo tra fine novembre e inizio novembre, in sintesi, è stata più marcata in Italia che non a Bergamo, dove la «cronotabella» della ritirata del virus era iniziata in anticipo. «La discesa in Italia è uniforme, vuol dire che questo lockdown sta funzionando – prosegue Pregliasco -. Ovviamente, essendo stato un lockdown più soft di quello di marzo i risultati tardano un po’ ad arrivare, e il dato dei morti è ancora alto».

Il mantra resta ancora quello: non abbassare la guardia. Vale per il presente, per le feste di fine anno più che mai, e anche in vista dell’eventuale terza ondata. «Purtroppo dovremo convivere ancora col virus finché non ci sarà la vaccinazione – ricorda Pregliasco -. Il virus continua a diffondersi, l’andamento è “ondulatorio”: non si può escludere né una nuova ondata né una ripresa dell’attuale. Qui, più che mai, entra in gioco la responsabilità individuale. Ciò che fa la differenza». Sul lungo periodo, c’è la riorganizzazione della sanità. «È necessario rendere sempre più efficiente la medicina del territorio. Era il progetto dei Presst, fondamentalmente. Servono strutture intermedie che colmino il gap tra medico di famiglia e ospedale – conclude Pregliasco -. Certo non è facile: è una riorganizzazione che richiede tempo, ma è necessaria».

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