Covid-19, un algoritmo per scoprire
chi è maggiormente a rischio

Progetto di intelligenza artificiale del San Raffaele di Milano. Raccolti i dati di oltre 2 mila pazienti: Seriate ne mette a disposizione 270.

Come riconoscere le persone a maggior rischio di sviluppare le forme gravi di Covid-19? Come individuare, tra i pazienti che mostrano i primi sintomi, quelli che avranno la prognosi peggiore? L’intelligenza artificiale è sempre più presente nei nostri ospedali e ora viene in aiuto ai medici chiamati ad affrontare l’epidemia da coronavirus, isolando le persone che, se infettate, necessitano di cure tempestive, anche in assenza di sintomi gravi.

Nasce dalla collaborazione tra Irccs Ospedale San Raffaele, Microsoft e Nvidia il progetto AI-SCoRE (acronimo di Artificial intelligence – Sars Covid risk evaluation), piattaforma di apprendimento autonomo in grado di calcolare per ogni individuo – sulla base di una serie di indicatori clinici e diagnostici – la probabilità di sviluppare le forme più gravi di Covid-19, permettendo così interventi sanitari mirati e tempestivi e riducendo l’impatto sul sistema sanitario.

La raccolta dei dati di oltre 2 mila pazienti è già iniziata all’ospedale Bolognini di Seriate oltre che al San Raffaele e al Centro cardiologico Monzino, così come la costruzione dell’infrastruttura software su cui poggerà l’algoritmo, ciò con il supporto anche dell’azienda bergamasca Orobix Srl, attiva nell’ingegneria, produzione e governance di sistemi di AI con esperienza decennale e internazionale in ambito healthcare.

Nella nostra provincia è interessata dal progetto l’Asst Bergamo Est dove, come spiega Gianluigi Patelli, direttore del Dipartimento dei Servizi e direttore della Radiologia all’ospedale di Seriate, «sono stati scelti 270 casi significativi sugli oltre due mila transitati in questi tre mesi in azienda. Di questi abbiamo fornito i dati grezzi delle tac insieme ai dati clinici, anonimizzati, che hanno permesso di costruire algoritmi per stratificare i pazienti dal punto di vista prognostico e definire i segni precoci della malattia».

Il programma ideato dai professori Carlo Tacchetti e Antonio Esposito, entrambi docenti dell’Università Vita-Salute San Raffaele, e sviluppato in collaborazione con Microsoft e Nvidia, con il Centro di Omics Sciences dell’Irccs Ospedale San Raffaele diretto dal dottor Giovanni Tonon, e con il supporto di Orobix srl e Porini, si basa su un algoritmo che integrerà immagini diagnostiche, parametri clinici e di laboratorio, stato infiammatorio, e profilo genetico del paziente e del virus.

«Nella Fase 1 non abbiamo potuto identificare con anticipo le persone più fragili tra i pazienti con i primi sintomi della malattia – spiega Carlo Tacchetti, coordinatore del progetto –. Ora vogliamo poterlo fare in modo preciso e veloce, perché solo così potremo capire chi sono i soggetti che, una volta infettati, necessitano di cure tempestive, anche in assenza di sintomi gravi. Ovviamente, il nostro sogno è di spingere oltre queste potenzialità e sfruttare questa occasione per sviluppare algoritmi trasversali in grado di individuare i soggetti maggiormente a rischio anche nella popolazione generale, e non solo nei soggetti con sospetto Covid-19». Ciò per poter anche affrontare in modo più efficiente ed efficace la Fase 2 della pandemia, ma ci potrebbero essere implicazioni in molti altri contesti in cui è fondamentale stratificare il rischio sanitario, comprese epidemie e pandemie del prossimo futuro.

In prima linea

Da Seriate il direttore generale dell’Asst Bergamo Est, Francesco Locati, si dicono «orgogliosi di partecipare a questo innovativo studio. Tutta l’Unità operativa di Radiologia, diretta dal dottor Patelli, ha aderito con entusiasmo al progetto di ricerca, mettendo a disposizione un bagaglio importante di esperienze accumulate nel periodo dell’emergenza, che li ha sempre visti in prima linea in condizioni straordinarie, mai viste prima. I risultati saranno estremamente importanti per predisporre e adeguare le politiche e le cure da mettere in campo e per sconfiggere la più rilevante emergenza sanitaria verificatasi dai tempi dell’influenza spagnola. Gli approcci collaborativi e multidisciplinari sostenuti dall’intelligenza artificiale, dalle tecniche computazionali e dalle tecnologie digitali permetteranno di compiere passi importanti per conoscere e contenere l’impatto di questa pandemia».

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